Non sarà facile far capire agli elettori la scelta di rompere il centrodestra per una poltrona Rai

Domenica 5 Agosto 2018
Caro direttore,
il voto contrario dei membri di Forza Italia in Commissione di Vigilanza della Rai nei confronti del designato della Lega Marcello Foa, giustificato per il mancato coinvolgimento degli alleati nella scelta del candidato, evidenzia più che una questione di principio, un malcelato rancore di Berlusconi verso Matteo Salvini per averlo superato nella consultazione elettorale del 4 marzo. Sperando non nasconda dell'altro da tutelare. Stupisce che ad un personaggio di indiscussa intelligenza e autorevolezza sfugga lo scontento d'un popolo defraudato di un indirizzo liberale promesso quanto ingiustificatamente accantonato. Lo afferma uno che alle ultime elezioni si è sacrificato ancora una volta concedendo a Berlusconi l'onore delle armi, ovvero non un nemico, ma un elettore tradito e disorientato: un sentimento alquanto diffuso tra i simpatizzanti, quanto sottovalutato. Con il rifiuto di collaborare per assegnare l'incarico a Marcello Foa la presidenza della Rai, il leader di Fi nemmeno sospetta la contrazione di consenso conseguente all'inopportuna scelta. Né prevedo una riflessione riparatoria ancora possibile per scongiurare il peggio, più verosimile un incomprensibile no definitivo per intonare il de profundis alla fine d'una carriera politica
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Renzo Nalon
Venezia


Caro lettore,
la politica ha le sue ragioni che la ragione spesso non conosce.
Mi sembra che la vicenda della presidenza Rai e della frattura dentro il centrodestra lo confermi. Come dimostra il suo curriculum e come ben sa chi lo conosce, Marcello Foa, il candidato del governo al vertice di via Mazzini, non è certamente un estremista nè un simpatizzante della sinistra. Che il Pd non lo voti non considerandolo un presidente di garanzia e contestando alcune sue prese di posizione critiche contro il presidente della Repubblica, è del tutto comprensibile. Che Forza Italia faccia altrettanto lo è assai meno, soprattutto credo per molti elettori di centrodestra. Un'alleanza che va in frantumi per una poltrona, neppure poi così determinante, risponde a logiche di Palazzo che non sarà semplice far comprendere a tanti cittadini. Se proprio Berlusconi e i suoi volevano rompere con Salvini potevano farlo su altri temi, penso per esempio al cosiddetto decreto dignità, un provvedimento assai poco liberale, che contiene norme giustamente avversate dalle imprese e destinate, se non saranno modificate, ad avere effetti pesanti sul sistema economico, soprattutto a Nordest.
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