Alle porte dell'Italia non bussa un nuovo fascismo e il Paese non cerca "uomini forti", ma leader

Mercoledì 5 Settembre 2018
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Egregio direttore,
molti sostengono che il fascismo è morto. Forse è morto il fascismo, ma non la mentalità fascistoide di moltissimi italiani. Ad esempio in Italia è diffusissimo il bisogno dell'uomo forte che risolva ogni problema con rapidità e magari col bastone e l'olio di ricino. Anche la necessità di trovare un capro espiatorio (tipicamente fascista) è un'idea diffusa: oggi non più gli ebrei, i comunisti e la demoplutocrazia, ma l'alta finanza, l'Europa che ci schiavizza, i mercati internazionali che ci ricattano e l'invasione dei migranti voluta dalla sinistra alla ricerca di voti. Trovare rimedi semplici per risolvere i problemi complessi è un'altra caratteristica del fascismo: oggi non più autarchia e guerre coloniali, ma Flat Tax, reddito di cittadinanza, espulsione di duecentomila emigranti e totale blocco a quelli in arrivo. Per il debito pubblico basta ignorarlo sottovalutando il suo peso sull'economia. Finora ha tenuto banco il problema dei migranti (visto da moltissimi italiani come il primo dei nostri guai), ma quando i problemi economici verranno al pettine? Vedi lo Spread alle stelle e il debito pubblico fuori controllo.
Franco Vicentini
Treviso


Caro lettore,
il fascismo non è morto, ma non bussa neppure alla nostra porta. Forse mi sbaglierò, ma personalmente non percepisco neppure nel nostro Paese l'emergere di una domanda di uomo forte o di una svolta autoritaria. C'è piuttosto una domanda di leadership e di nuovi punti di riferimento, che è cosa ben diversa e a cui l'elettorato ha dato le risposte che riteneva giuste e possibili. Leggere l'attuale fase politica come una riedizione sotto forme e colori diversi del Ventennio, temo sia una semplificazione, una scorciatoia a cui in tanti a sinistra non sanno sfuggire. Ma credo che questa analisi sia molto auto-consolatoria e non porti tanto lontano. L'approccio andrebbe capovolto, cominciando a chiedersi perché si è determinata nel nostro Paese una situazione politica come quella che stiamo vivendo. Lo scetticismo verso l'Europa, la diffidenza verso i mercati finanziari, la paura per gli immigrati non sono semplicemente frutto della propaganda. Sono il risultato di errori politici, di una sudditanza culturale verso un certo neo-capitalismo, di una deriva che ha portato la sinistra italiana ad essere sempre più il partito dei diritti e non dei bisogni. Penso che sarebbe più utile interrogarsi su questi temi, piuttosto che rifugiarsi in un anacronistico e inconsistente anti-fascismo.
Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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