La Deutsche Bank deve salvarsi da sola, con le regole della Merkel

Domenica 2 Ottobre 2016
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Egregio direttore,
sembra parafrasare il titolo di un celebre film la fonte della Comunità europea che fotografa la crisi del colosso Deutsche Bank: "situazione seria ma non drammatica".

I titoli tossici in pancia alle banche tedesche ed europee stanno rovinando il sonno a molti cittadini comunitari. Azionisti ed obbligazionisti di Istituti che sembravano solidi come la famosa " Rocca di Gibilterra " tremano da tempo e anche i titolari di conti correnti e depositi cominciano a porsi molte domande. Anche la ventilata nuova tassa di fine anno sui rapporti con clienti, sta aumentando la sfiducia nel sistema.

Servono parole chiare e fatti concreti, prima dalla Bce e poi da tutti i governi interessati, per non rovinare i timidi segnali di ripresa con una nuova ed imprevedibile crisi che potrebbe essere ricordata come " assalto agli sportelli ".


Vittorio De Marchi
Albignasego (Pd)


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Caro lettore,
la Germania vive la contraddizione di avere il sistema produttivo più forte e dinamico d'Europa e insieme il sistema bancario tra i più fragili. Il caso Deutsche Bank è la clamorosa e più preoccupante punta dell'iceberg. Se finora la situazione è stata mantenuta relativamente sotto controllo è solo grazie a robuste iniezioni di denaro pubblico. 
Secondo dati pubblicati dal Sole 24 Ore dal 2008 ad oggi sono 197 i miliardi di euro che, a diverso titolo, il governo di Berlino ha immesso nelle sue banche. Una massa di denaro enorme che vale il 7 per cento del Pil tedesco. Tutto ciò non è però bastato a mettere in sicurezza il sistema del credito la cui debolezza rappresenta oggi un serio rischio per l'intera Europa.

Attualmente però i margini di manovra del governo di Berlino sono assai più limitati rispetto al recente passato, perché le regole europee, volute dalla stessa Merkel, vietano o riducono notevolmente i margini di intervento pubblico nelle banche. Quindi, per dirla in parole molto semplici, Deutsche Bank deve salvarsi da sola e, considerato che solo lo scorso anno ha perso 7 miliardi di euro e ha in pancia oltre 30 miliardi di titoli tossici, non si tratta di un'operazione nè semplice nè indolore. Per questo la Ue ha tutti i motivi per essere almeno seriamente preoccupata.
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