La censura è una dichiarazione di sconfitta: riflette la mancanza di fiducia in se stessa di una società

Sabato 5 Maggio 2018
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Egregio Direttore,
lo scadimento culturale è ormai diffuso con il conseguente aumento del degrado mentale. Coloro che dovrebbero essere deputati a creare opinione positiva ed educativa nel senso behavioristico tradizionale (educazione, rispetto, buon senso, gustare il bello, selfcontrol, ecc.), insistono a mettere in circolazione dei format di bassissimo livello che hanno soltanto lo scopo di eccitare la morbosa curiosità di una stragrande quantità di persone che ormai, purtroppo, non riesce più a cogitare. L'assorbimento del brutto è devastante. Non esiste più la voglia di comunicare, di confrontare le proprie idee con gli altri: si chatta anche durante i pasti. È ovvio che perseverare in tal senso può soltanto peggiorare la situazione. A questo punto io consiglierei, in prima istanza, di sottoporre a censura tutti gli spettacoli che istigano al voyeurismo ed all'emulazione di tutto quello che risulta sgradevole, a parere mio e non solo.


Sandra Sartore
Padova


Cara lettrice,
succede sempre più spesso, a tanti livelli, anche in questa rubrica, che qualcuno invochi la censura contro questo o quel mezzo di comunicazione, contro un certo tipo di spettacoli o di manifestazione. Ovviamente le finalità di questi appelli sono, sulla carta, sempre positive: frenare il degrado culturale del nostro tempo, impedire alla gente di essere schiava di social e chat, alzare il livello delle nostre relazioni umane e civili. Mi permetto di non essere d'accordo. Non sugli obiettivi, naturalmente. Ma sullo strumento. Un fatto è certo: la nostra società sta cambiando ad una velocità impressionante e ogni cambiamento va governato. Non bastano però i divieti. Servono regole condivise che guidino l'utilizzo e lo sviluppo dell'innovazione. Le leggi non sono eterne, vanno adeguate al mutare dei tempi, delle situazioni e delle sensibilità collettive. La censura è però altro: è un'illusoria scorciatoia, una preventiva dichiarazione di sconfitta. Riflette la mancanza di fiducia in sé stessa da parte di una comunità. Una società che è costretta a ricorrere alla censura ha già scritto la propria condanna.
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