Anche i vincitori delle elezioni stanno capendo che i numeri del bilancio pesano più dei voti

Domenica 8 Aprile 2018
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Caro Direttore,
osservo alcune trasmissioni tv, come L'aria che tira sulla 7 di stamane, e non posso fare a meno di considerare che viviamo in un paese incredibile. Intervistati, i cittadini del sud rivendicano il reddito di cittadinanza mille euro subito e lo gridano convinti minacciando Di Maio se non lo manterrà! Come è possibile mi chiedo, che esista tanta gente fuori dal mondo, talmente ignorante della condizione in cui vive il nostro paese, da non rendersi conto che sta sognando, anzi delirando, ad occhi aperti? Cosa deve pensare chi lavora, chi si spacca la schiena per versare tasse e contributi, nel vedere che esiste un mondo parallelo che spera nel parassitismo? Come si può pensare che chi contribuisce con il proprio lavoro possa ingoiare il rospo del dover mantenere una moltitudine di persone senza ribellarsi? Attenzione che se andrà in porto come è stato propagandato, il reddito di cittadinanza spaccherà il paese con una contrapposizione sociale e geografica molto pericolosa. Si lavori allo sviluppo e alla detassazione, altro che continuare con i regali a chi finora ha vissuto solo di quello.
Claudio Scandola

Caro lettore,
la colpa non è dei cittadini che credono a promesse irreali e irrealizzabili, ma di chi le fa. Una parte di questo Paese non si è mai posta il problema di creare ricchezza, ma semplicemente di incassarla. E la classe politica per decenni l'ha assecondata. Il reddito di cittadinanza si inserisce perfettamente in questa logica: perché chi per lungo tempo ha ottenuto migliaia di false pensioni di invalidità o ottenuto assunzioni a pioggia nel settore pubblico, non dovrebbe credere che esiste anche la possibilità di avere uno stipendio dallo Stato senza lavorare e senza neppure cercarlo il lavoro? Comunque forse pecco di ottimismo, ma vorrei rassicurarla: il reddito di cittadinanza, almeno così come era stato presentato, rimarrà una splendida promessa elettorale. La sua funzione l'ha già svolta: raccogliere consenso. Chiuse le urne è progressivamente scomparso dall'agenda politica. I suoi fautori ne parlano quasi di malavoglia e non lo considerano più una priorità assoluta. E tra le righe cominciano a filtrare anche versioni assai edulcorate e molto meno generose. Nulla di nuovo sotto il sole. La fantasia elettorale deve sempre fare i conti con il realismo della politica e della finanza pubblica. I numeri che escono dalle urne sono importanti, ma quelli del bilancio dello Stato non sono da meno. Anche i vincitori delle elezioni cominciano a comprenderlo.
Ultimo aggiornamento: 14:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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