Alternanza scuola-lavoro, rifiuto ideologico Capiranno a loro spese che la realtà è diversa

Domenica 15 Ottobre 2017
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Caro Direttore,
culturalmente e sociologicamente è passata un'era geologica fra lo slogan Studenti operai uniti nella lotta urlato nei cortei negli anni ormai lontani in cui frequentavo il liceo, ed il Siamo studenti non siamo operai echeggiato nelle piazze studentesche nei giorni scorsi. C'è da chiedersi quali valori siamo riusciti a trasmettere a questi nostri ragazzi. Sicuramente non quello che in qualsiasi azienda difficilmente si entra da dirigenti, e che per imparare un mestiere è necessario approcciarsi con umiltà e voglia di apprendere, accettando di svolgere all'inizio anche funzioni non specialistiche. Viene il sospetto che fra i giovani sia passata la logica magistralmente tratteggiata da Checco Zalone nel film Quo vado con la frase Io voglio fare il posto fisso . D'altro canto, perché i ragazzi dovrebbero aver voglia di affrontare la fatica quotidiana del lavoro, quando uno dei principali partiti italiani promette loro un reddito di cittadinanza?

Ivana Gobbo
Abano Terme


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Cara lettrice,
i ragazzi che scendevano in piazza negli anni 70 inneggiando all'unita nella lotta tra operai e studenti, erano il prodotto di un'ubriacatura ideologica che confondeva i sogni con la realtà e idealizzava l'operaio come il soggetto rivoluzionario per eccellenza. Quelli che manifestano oggi in piazza contro l'alternanza scuola-lavoro sottolineando la loro orgogliosa diversità dalla condizione operaia, sono il risultato di una deriva culturale che nega il lavoro come valore e lo relega a faticosa necessità. Quegli studenti, certamente non tutti quelli che erano in piazza ma una buona parte di loro sì, appartengono alla stessa generazione di quei giovani disoccupati che rifiutano un impiego perché non vogliono lavorare il sabato o trovano complicato essere in azienda o in ufficio tutti i giorni alle 8 di mattina. Come provano anche alcune testimonianze di cui abbiamo dato conto sul nostro giornale l'alternanza scuola-lavoro è certamente un'esperienza che va migliorata e meglio organizzata. Ma il suo rifiuto ideologico è la spia di un atteggiamento aprioristicamente negativo nei confronti del lavoro. Di una idea di uomo che non contempla il sacrificio come naturale tappa di un percorso di vita. Che considera il benessere come una condizione di fatto, non come una personale e faticosa conquista. Purtroppo per loro questi ragazzi, crescendo, capiranno a loro spese che la realtà è diversa. E che anche loro, non diversamente da tanti ragazzi del 68, sono stati vittime di cattivi maestri e di fragili illusioni.
Ultimo aggiornamento: 14:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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