Marina perde il marito in un incidente e fa donare gli organi, dopo 10 anni le arriva una mail: «Grazie a lui nostro papà è vivo»

L'incredibile storia di Marina Fontana e del marito scomparso, Roberto Cona: i suoi organi hanno salvato la vita a sei persone

Mercoledì 2 Agosto 2023
Marina perde il marito in un incidente e fa donare gli organi, dopo 10 anni arriva una mail: «Grazie a lui, nostro papà è vivo»

«Ciao Marina, non mi conosci, mi presento: io sono Luigi e 10 anni fa tuo marito mi salvò la vita». Il 27 luglio Marina Fontana, una donna palermitana, riceve una mail che inizia con queste parole. Per lei quella è una data particolare: esattamente dieci anni fa - il 10 luglio 2013 - ha perso il marito, Roberto Cona, in un incidente stradale in autostrada. La coppia viaggiava verso la Sicilia per trascorrere le vacanze, quando la loro auto è stata investita in pieno da un tir.

Lei è rimasta gravemente ferita. Per lui, invece, non c'è stato nulla da fare.

Il mittente di quella mail è uno sconosciuto. Quella parole stravolgono la giornata di Marina. Non sa cosa pensare e continua a leggere: «Domani sono 10 anni che sono stato trapiantato di fegato all'ospedale Cisanello di Pisa. Tuo marito sarà sempre il mio angelo! Io in tutti questi anni ho sempre fatto fare una messa per Roberto, ma ho avuto il coraggio di scriverti solo adesso. Grazie infinite!». Poi continua: «Dal mese di dicembre 2013 mi sono messo sul computer per rintracciare quelli che avevano donato gli organi poiché facevo la fotoferesi a Cinisello, ho saputo che il mio organo veniva da Careggi - racconta Luigi - Io sono stato chiamato dall'ospedale alle ore 20.30 dicendomi che dovevo stare in ospedale entro le ore 23.30 per la preparazione». Marina allora inizia una ricerca, contatta il mittente della mail. È proprio uno dei pazienti ad avere ricevuto uno degli organi trapiantati al marito Roberto dopo l'incidente mortale. 

Il messaggio della figlia

Senza quel trapianto, Luigi sarebbe morto pochi giorni dopo. «Mia figlia mi aiutato a scriverti perché non riuscivo a scrivere per l'emozione che ho provato - prosegue - Grazie alla sua generosità sono tornato in vita. Grazie a te e tutta la famiglia di Roberto con un grande grande grande abbraccio». All'indomani anche la figlia di Luigi ha scritto a Marina: «Suo marito sarà sempre l'angelo della nostra famiglia. Grazie al suo gesto io e i miei 2 fratelli abbiamo ancora un padre! Pochi giorni prima del trapianto di papà ormai eravamo certi che se non fosse avvenuto un miracolo papà sarebbe morto, oltre alle condizioni fisiche ormai gravissime, la sua condizione aveva anche intaccato il cervello e già da un pò non ci riconosceva più...grazie a suo marito, grazie a lei che lo ha permesso, abbiamo ancora un papà». Marina Fontana, quel giorno di dolore, aveva deciso di donare gli organi del marito. Il fegato, i polmoni, i reni. Un gesto che ha salvato almeno sei persone. «Ho sofferto tanto, oggi sono serena, ma ho dovuto fare un percorso di elaborazione del dolore e di guarigione dai postumi dell'incidente non facile: una roccia non si diventa mai. Ma con l'amore di chi ti ama davvero, la mia meravigliosa famiglia, e con la fede, ci puoi provare e anche riuscire piano piano. Oggi spero che anche per gli altri trapiantati sia stato così, e che anche loro stiano bene, e siano felici», dice Marina Fontana all'Adnkronos.

Il danno e la beffa

Chi ha ucciso Roberto Cona, quel 27 luglio di dieci anni fa, mentre guidava il suo tir non ha mai scontato un giorno di carcere, nonostante la pena a 3 anni di reclusione. «Eravamo in coda in autostrada, con mio marito viaggiavamo da Milano in Sicilia, fermi per una coda di macchine causata da lavori in corso, al chilometro 260 in Toscana vicino Firenze, tra Rioveggio e Barberino», ricorda Marina, che prosegue: «Un tir con un autista di nazionalità turca, ci è venuto addosso con violenza, colpendo la nostra Lancia Thesis con la potenza distruttiva di una bomba. E 12 ore più tardi all'ospedale Careggi di Firenze, dove alle 13.15 del 27 luglio 2013 siamo arrivati sia io che Roberto, in condizioni gravissime, mio marito è morto. La chiamano morte cerebrale. Abbiamo donato i suoi organi». La ferita per quel giorno non è del tutto rimarginata: «Sono bastati pochi secondi di irresponsabile follia, di un autista scostumato, che guidava il suo tir senza alcun rispetto delle regole del codice della strada. Senza alcuna attenzione per la vita delle persone a cambiare la vita di una famiglia appena formata. Io e Roberto avevamo solo un anno e tre mesi di matrimonio e volevamo un figlio. Questo bambino/a non è mai nato». Quel conducente del tir «ha cambiato per sempre il mio destino e quello della mia famiglia, senza mai pagare o chiedere scusa per quello che ha fatto», ha ribadito in questi anni Marina Fontana. In questi anni Marina Fontana ha dovuto combattere anche contro la burocrazia. «Ricordo che pochi mesi dall'incidente, quando ero ancora impossibilitata a camminare da sola, qualcuno mi presentò il costo del deposito che aveva preso in custodia l'auto ridotta a rottame, con una nota che riportava: "Soccorso stradale, recupero difficoltoso, spese di demolizione, trasporto a demolizione, sosta dal 27/07/2013 al 15/01/2014". Per un totale di 1.641 euro» - denunciò ancora Marina - Ricordo che allora mi arrabbiai molto, ero ferita come cittadina italiana e delusa dalla giustizia, e scrissi qui su Facebook: "Senza parole. Il dolore e la beffa, ci hanno distrutto, massacrati, rubato il futuro e la vita di Robi e arriva da pagare..". Naturalmente pagai immediatamente la fattura».

La battaglia per la sicurezza stradale

In questi anni, nonostante gli acciacchi di salute e i postumi dell'incidente, Marina non si è mai fermata nella sua lotta contro gli incidenti stradali. «Io so che niente e nessuno mi fermerà finché non avremo vinto anche questa battaglia, la mia e la vostra battaglia per una vera presa di coscienza di quanto sia indispensabile che l'unica strada possibile per chi guida debba essere la responsabilità di tutti al volante», ha  ribadito.

La nuova vita

Oggi il pensiero di Marina Fontana va a Luigi, l'uomo che ha ricevuto il fegato di Roberto Cona e che solo grazie a questo gesto è vivo e può continuare a vivere. «Io penso che la vita mi abbia voluto dare un segno, proprio nel giorno del 10mo anniversario della morte del mio Roberto, ho sempre sperato di conoscerli. La legge tutela l'anonimato ed è una legge saggia, spesso è difficile gestire le emozioni e i comportamenti. Donare è un gesto d'amore unico, quello di un amore universale e gratuito - dice ancora all'Adnkronos - Le persone che sono riuscite a conoscersi, ci sono arrivate attraverso ricerche autonome, perché i media hanno parlato in generale della storia di uno dei protagonisti. Poi, poi se la vita vuole farti il dono di farvi conoscere, questo segno arriva. E arriva quando meno te lo aspetti, anche a distanza di anni. Io ho sempre pregato per loro e ho sempre pensato che ero felice di immaginarli guariti. Oggi ne ho la conferma, almeno per uno dei sei». E poi conclude il suo racconto: «Per me donazione significa scegliere l'amore per la vita e donare vita in modo altruista, per far vincere la vita sulla morte ingiusta di Roberto, la scelta giusta anche se il tuo cuore in quel momento sta vivendo un dolore atroce - spiega - La vita è bella, non dimentichiamolo mai. E non rubiamola agli altri e a noi stessi con gesti irresponsabili alla guida».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci