Chiara, a miss Italia con la protesi: «Rompo un tabù, è già una vittoria»

Lunedì 30 Luglio 2018 di Valeria Arnaldi
Chiara, a miss Italia con la protesi: «Rompo un tabù, è già una vittoria»
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IL PERSONAGGIO
«Ho lottato per arrivare qui, ho lottato contro i pregiudizi, quelli degli altri, e perfino i miei, sulla vita da disabile. All'inizio avevo molte paure, pensavo di aver perso la mia femminilità. Stare qui, per me, è avere già vinto. Ho gareggiato come tutte le altre e mandato chiaro il messaggio che, dopo una tragedia, la vita non si interrompe».
IL FINE
Capelli neri, occhi nocciola, grande sorriso, Chiara Bordi, la diciassettenne di Tarquinia con protesi alla gamba sinistra amputata a seguito di un incidente in motorino quando aveva appena dodici anni, iscritta a Miss Italia, è soddisfatta, felice, orgogliosa, quando commenta l'esito della sua prima selezione a Subiaco che l'ha vista aggiudicarsi il quarto posto e dunque la possibilità di partecipare, ieri sera, alla terza tappa delle finali regionali e di aspirare alle prefinali nazionali del concorso dal 3 all'8 settembre a Jesolo, in attesa della finale a Milano il 16. Non ancora maggiorenne - compirà 18 anni il primo settembre - studentessa dell'ultimo anno del liceo classico, barista stagionale, Chiara ha portato sotto i riflettori la sua bellezza e soprattutto la sua forza. «Lavoro come modella da tre anni - racconta - quest'anno, compiendo 18 anni, potevo provare a partecipare a Miss Italia. Ho pensato che al concorso non c'erano mai state ragazze disabili, così ho tentato, volevo rompere il tabù, non abbiamo nulla di meno. Spero di aver rotto il ghiaccio anche per altre già dalla prossima edizione». A seguito dell'incidente, avvenuto il 5 luglio 2013, Chiara ha subito tre interventi per l'amputazione transtibiale della gamba, ossia fino a sotto il ginocchio.
DEGENZA
«Ho odiato la vita, ho maledetto il destino, quella sera, quel momento», ha scritto sulle sue pagine social nel quinto anniversario dell'incidente, aggiungendo di aver provato all'epoca «sensi di colpa e quasi il desiderio di morire». E ancora, «ho visto il mio corpo quasi distrutto e preferivo voltare lo sguardo altrove piuttosto che guardarmi le gambe». Poi ha deciso di «tornare a una vita normale». E così ha cominciato a ripensarsi. «Mi sono riempita di forza e ho affrontato la vita col mio nuovo corpo, e soprattutto con la mia nuova testa». La degenza al Policlinico Gemelli di Roma è stata lunga, «tanto da arrivare ad amare quel posto». Poi ha iniziato a fare windsurf, preso il brevetto da sub, fatto arrampicate. Fa servizi fotografici in Italia e all'estero.
STUDI
E oggi fa della sua protesi un accessorio di stile. «Inizialmente ho portato una protesi rosata perché cercavo di farla somigliare all'altra gamba - dice - poi ho pensato che avrei dovuto portarla tutta la vita e ho cominciato a decorarla. È solo un accessorio, come gli occhiali da vista. E spero che presto sarà vista così da tutti. Sono diventata perfino un po' fanatica. Ho già in mente la protesi che vorrei, in caso di vittoria, ma è un segreto che per adesso non voglio svelare». Intanto guarda avanti. Il sogno negli ultimi anni è stato studiare medicina e diventare un chirurgo ortopedico, ora si lascia aperte più strade. «Lo spettacolo mi affascina ma non voglio rinunciare agli studi. Non so ancora se mi iscriverò davvero a medicina o se sceglierò altro, penso comunque a qualcosa in ambito sanitario»
 
Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 15:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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