Beatrice Inguì, la ragazzina di 15 anni suicida sotto un treno alla stazione di Porta Susa a Torino, ha commosso quelle donne che si sono riviste in lei, nell'infanzia come in adolescenza, in una società sempre più schiava dell'apparenza. La sua storia, pochi giorni fa, ha sconvolto l'Italia: sia per il triste epilogo, sia per quanto ormai gli adolescenti si dimostrino spesso senza cuore e senza pietà.
La giornalista Selvaggia Lucarelli ha dedicato un post a Beatrice, in cui confessa le sue insicurezze del passato. «Una delle più grandi ferite della mia adolescenza fu intorno ai tredici anni.
«Io mi guardai bene dal riferire questa cosa a qualcuno, ero già complessata a sufficienza. Qualche giorno dopo mia madre rientrò a casa dopo un pomeriggio fuori e mi disse: "Ho incontrato la mamma di F., mi ha detto con un ghigno malefico che ti sei provata dei pantaloncini della figlia ma non ti entravano. L'ha detto tutta soddisfatta, che odiosa...". Io sentii una fitta al cuore - continua Selvaggia - Perchè la voce era girata, perchè mia madre lo aveva saputo, perchè chissà in quanti lo sapevano, perchè era la prova che ero grassa».
«La vicenda fu il mio pensiero fisso per mesi. La ferita sanguinò per lungo tempo - conclude - Noi che con la bilancia ci lottiamo da sempre- non importa se con 5 o 40 chili in più, credetemi- le Beatrice le capiamo bene. Beatrice siamo noi, pure se siamo state magre, pure se siamo in carne, pure se siamo belle, pure se abbiamo conquistato una sicurezza in noi stesse che va oltre l'ago della bilancia. Nel profondo, quello in cui arriviamo solo noi, qualcosa resta. E il mio pantaloncino, come l'ovosodo di Virzì, rimarrà "quella cosa che che non va né in su né in giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico". Per sempre. Ciao Beatrice».