Caro Gazzettino,
sono ricoverato all'ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia. Andrebbe risolto per la qualità della vita di noi pazienti un grave disservizio di questo nosocomio. Infatti oltre a vietare ai pazienti in gran parte dei reparti (io mi trovo in chirurgia) l'uso del televisore nelle stanze; oltre che non concedere l'utilizzo alla rete wi-fi e non esserci sostanzialmente linea internet (almeno per l'operatore Tim), segnalo che nell'intero ospedale non è possibile comprare un quotidiano, non vi è un edicola né tantomeno un servizio di distribuzione/vendita ai piani.
Una situazione di isolamento, se contiamo anche l'estrema rigidità nel pretendere il rispetto degli orari di visita (ore 15/16 e 19/20) sembra di essere costretti a un isolamento peggiore di quello riservato ai carcerati. I malati si lamentano, ma sembra che non vi sia alcuna volontà di comprendere le necessità di quelli costretti a permanere nella struttura ora, tra l'altro, divenuta valvola di sfogo per quanti, residenti in terraferma, non trovano spazio/disponibilità all'ospedale all'Angelo di Mestre.
Claudio F.
Mestre
Ultimo aggiornamento: 20:04
© RIPRODUZIONE RISERVATA sono ricoverato all'ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia. Andrebbe risolto per la qualità della vita di noi pazienti un grave disservizio di questo nosocomio. Infatti oltre a vietare ai pazienti in gran parte dei reparti (io mi trovo in chirurgia) l'uso del televisore nelle stanze; oltre che non concedere l'utilizzo alla rete wi-fi e non esserci sostanzialmente linea internet (almeno per l'operatore Tim), segnalo che nell'intero ospedale non è possibile comprare un quotidiano, non vi è un edicola né tantomeno un servizio di distribuzione/vendita ai piani.
Una situazione di isolamento, se contiamo anche l'estrema rigidità nel pretendere il rispetto degli orari di visita (ore 15/16 e 19/20) sembra di essere costretti a un isolamento peggiore di quello riservato ai carcerati. I malati si lamentano, ma sembra che non vi sia alcuna volontà di comprendere le necessità di quelli costretti a permanere nella struttura ora, tra l'altro, divenuta valvola di sfogo per quanti, residenti in terraferma, non trovano spazio/disponibilità all'ospedale all'Angelo di Mestre.
Claudio F.
Mestre