Una Mestre rimasta senza vita

Martedì 8 Novembre 2016
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Sono un ragazzo di 19 anni ed ho sempre vissuto a Mestre, città che amo, ma in cui spesso non mi riconosco e non capisco.
Basta fare un giro in centro in una qualsiasi sera della settimana ( venerdì e domenicacompresi) per capire la situazione; fuori non c’è nessuno, la gente ha paura di uscire, la città è vuota.
In quella che, in teoria, dovrebbe essere una “città universitaria”, il centro abitato di Venezia, il cuore della città metropolitana, la vita non c’è. 
La sera, piazza Ferretto ed ogni altro angolo del centro sono sempre vuoti: i bar chiudono prestissimo oppure hanno già chiuso nel tardo pomeriggio, i negozi sono perennemente chiusi ( ed ogni mese ne chiude almeno uno) e intere vie fuori dal centro sono abitate dalla malavita e dai senza tetto (anche in centro, basti pensare a via San pio X sotto l’edificio abbandonato costruito al posto del parchetto).
Data la situazione mi viene da pensare solo ad una cosa: ma come può una città come questa essere considerata parte di Venezia? Lì i problemi sono ben altri rispetto ai nostri! dovremmo rifletterci, visto che la “grande Mestre” è oramai solo un  gigantesco dormitorio senza identità e senza futuro, finche rimarrà forzatamente accorpata a Venezia.
Più vita significherebbe anche più spazio ai giovani, maggior introito per i commercianti e magari anche la possibilità di togliere quella nomea negativa che Mestre gode, non solo in tutto il Veneto, ma anche in gran parte dell’Italia.
Tuttavia il nome di Mestre resta sempre privo d’identità e legato a Venezia, che in verità è sempre più spopolata e sempre più considerata “centro storico” di una città che in realtà non esiste( Venezia-Mestre?).
Se una città vuole avere vita, deve avere identità, che Mestre attualmente non ha. Un giovane ragazzo per fare una serata tranquilla in compagnia di amici è costretto ad andare altrove, onde evitare di trovarsi una città (Mestre o Venezia) completamente vuota, in mano alla malavita o invasa completamente da turisti, alcuni senza alcun rispetto per i luoghi artistici e storici che vanno a visitare.
Mi sono interrogato su questo quesito: possono due città completamente diverse andare avanti in queste condizioni solo in nome di un sodalizio che è più dannoso che vantaggioso? Sembra una domanda semplice e comune, invece non sembrano essere in molti ad essersi interrogati su questo quesito.
Alberto Mantovan
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