Usa, guerra a Colombo: decapitata la statua. La protesta dell'Italia

Sabato 2 Settembre 2017 di Flavio Pompetti
Usa, guerra a Colombo: decapitata la statua. La protesta dell'Italia

NEW YORK - La guerra alle statue di Cristoforo Colombo continua a contare le sue vittime. La base di un monumento al navigatore genovese in Astoria, Queens, è stata imbrattata con una scritta di vernice blu: Non onoriamo il genocidio. Buttiamola giù. A Yonkers, a nord della città di New York, i vandali sono passati dalle parole ai fatti, e hanno spinto giù dal piedistallo un'altra effige di Colombo, prima di decapitarne la testa di gesso.

In entrambi i casi i luoghi degli attacchi sono capisaldi dell'immigrazione italiana negli Usa. Astoria, dirimpettaia nel quartiere del Queens dell'Upper East Side di Manhattan, ha ospitato la massa di sopravvissuti al terremoto di Messina all'inizio del secolo, che hanno trovato rifugio nei ridenti isolati con le case a schiera, a fianco della comunità greca. A Yonkers gli italiani sono arrivati a metà degli anni '60 in fuga dalla Little Italy del Bronx, dove si stavano insediando famiglie di colore spinte dalla promessa di integrazione razziale.

IL LUOGO SIMBOLO
Yonkers, primo comune a nord della cinta urbana, è stata alla fine degli anni '70 e all'inizio degli '80 un bastione del rifiuto dei bianchi contro l'integrazione, al punto di essere colpita da sentenze di corte suprema che intimavano di accettare studenti di colore nelle scuole e nelle case di edilizia pubblica, o pagare una multa progressiva. Per tutta risposta due sindaci si sono succeduti nel consiglio comunale con la promessa di resistere all'ingiunzione, fino al punto di spingere l'amministrazione alla bancarotta. Sono seguiti anni di isolamento e di impoverimento della comunità, che poi è stata travolta dall'ondata migratoria di albanesi e romeni dopo la caduta del muro di Berlino.

Oggi Yonkers non è più italiana, romena o nero americana. È parte di quella frontiera di nuova ricchezza che sta spingendo i newyorkesi sempre più verso i confini estremi della città, e sta vivendo una fase di rinascita. Ma i segni del passato restano, e non è un caso che la rabbia iconoclasta di chi pensa di vendicarsi della storia distruggendo i suoi simboli, abbia colpito proprio qui. La festività del Columbus Day si avvicina, e a questo punto la giornata rischia di far esplodere con ulteriore violenza il confronto.

La statua dell'esploratore all'angolo di sud ovest di Central Park, la cui richiesta di rimozione ha fatto scoppiare il caso solo due settimane fa, è a sua volta il simbolo più alto dell'orgoglio italiano in America. La colonna di marmo di 24 metri fu fatta arrivare da Carrara nel 1892 e la statua che la sovrasta fu installata due anni dopo. Il monumento segnava il quarto centenario dall'arrivo del navigatore a Santo Domingo, ma ancora di più l'affermazione dei suoi concittadini che finalmente erano riusciti con una colletta organizzata dal giornale Il Progresso, e con la spinta lobbistica di politici e imprenditori italo americani, a imporre la loro presenza in uno dei punti cardinali della città. Rimuoverla avrebbe un impatto devastante per i 20 milioni di statunitensi che vantano una discendenza italiana (e ieri i comuni di Savona e Genova hanno tuonato: «È patrimonio dell'umanità»). E poi, dove dovrebbero fermarsi le ruspe? Nell'area metropolitana ci sono altre quattro statue, ma nello stato di New York sono 24, e in New Jersey 32.

LE ELEZIONI
L'alternativa di discutere delle valenze politiche che queste colonne sostengono è una questione molto complessa, specialmente in un paese cresciuto in modo tumultuoso, e poco attento alla storia. Ne sa qualcosa il sindaco Bill di Blasio, che dopo aver lanciato la promessa di istituire un comitato per la revisione di tutti i monumenti esposti in città, ha aperto i cancelli ad una polemica astiosa, con proteste sulla scalinata del municipio di tono nazionalista. La candidata di origine greco-cubana Nicole Malliotakis, che tra un mese cercherà di scalzarlo dalla poltrona nelle elezioni cittadine, spinge perché i nomi dei componenti della commissione, e la lista delle statue da rimuovere, siano pubblicati prima del voto, con la speranza che le polemiche seppelliscano il sindaco.

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 10:40

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