Uranio. Commissione: «Inadeguate norme sicurezza militari, sconvolgenti criticità»

Mercoledì 7 Febbraio 2018
Uranio. Commissione: «Inadeguate norme sicurezza militari, sconvolgenti criticità»
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«L'universo della sicurezza militare non è governato da norme e da prassi adeguate». E ancora: «Sconvolgenti criticità» sono state scoperte nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari «in Italia e nelle missioni all'estero, che hanno contribuito a seminare morti e malattie». Lo rileva la relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sull' uranio impoverito, presentata oggi dal presidente Gian Piero Scanu. Nel mirino il «negazionismo» dei vertici militari e gli «assordanti silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo». Mentre gli esperti ascoltati hanno riconosciuto il nesso tra esposizione all' uranio impoverito e tumori.

Il documento cita in particolare l'audizione di Giorgio Trenta, presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione medica, che ha «riconosciuto la responsabilità dell' uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all'uranio». Critiche anche alla magistratura penale, i cui interventi «non appaiono sistematici» a tutela della salute dei militari e dunque «nell'amministrazione della Difesa continua a diffondersi un deleterio senso d'impunità».

In relazione a tre specifici casi emersi nel corso dell'inchiesta, la Commissione ha trasmesso gli atti acquisiti nelle rispettive audizioni presso le procure della Repubblica competenti. Si tratta del militare Antonio Attianese, vittima di una grave patologia insorta a seguito della sua permanenza in Afghanistan, che ha denunciato l'atteggiamento ostruzionistico e le minacce di alcuni superiori. C'è poi il caso sollevato dal tenente colonello medico Ennio Lettieri, che ha affermato di essere stato direttamente testimone, nel corso della sua ultima missione in Kossovo, in qualità di direttore dell'infermeria del Comando Kfor, della presenza di una fornitura idrica altamente cancerogena di cui era destinatario il contingente italiano. Infine, la Commissione ha trasmesso alla procura di Roma gli atti relativi all'audizione del generale Carmelo Covato, della Direzione per il coordinamento centrale del servizio di vigilanza, prevenzione e protezione dello Stato Maggiore dell'Esercito, che aveva affermato che «i militari italiani impiegati nei Balcani erano al corrente della presenza di uranio impoverito nei munizionamenti utilizzati ed erano conseguentemente attrezzati, affermazioni che apparivano in contrasto con le risultanze dei lavori della Commissione e con gli elementi conoscitivi acquisiti nel corso dell'intera inchiesta».

La relazione ha messo in luce i «molteplici e temibili rischi a cui sono esposti lavoratori e cittadini nelle attività svolte dalle forze armate, ma anche dalla polizia di Stato e dai vigili del fuoco.
Non c'è solo l' uranio, ma anche l'amianto, presente in navi, aerei, elicotteri. Tanto che la Commissione ha accertato che »solo nell'ambito della Marina Militare 1.101 persone sono decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate«. Criticità sono emerse nei poligoni e desta poi
«allarme» la situazione missioni all'estero, con «'esposizione a inquinanti ambientali in più casi nemmeno monitorati». A fronte di questi rischi, i parlamentari hanno rilevato la difficoltà per le vittime di ottenere giustizia. Questo per gli «ispettori domestici»: nei luoghi di lavoro delle forze armate, infatti, la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le stesse amministrazioni della Difesa.

La proposta di legge Scanu, firmata da quasi tutti i membri della Commissione, punta ad affidare la vigilanza sui luoghi di lavoro dell'Amministrazione della Difesa al personale del ministero del lavoro. È inoltre urgente anche
«il superamento dell'Osservatorio epidemiologico della Difesa e l'affidamento delle indispensabili ricerche epidemiologiche nel mondo militare a un ente terzo e qualificato per coerenza scientifica come l'Istituto Superiore di Sanità». Infine, la relazione ha constatato «l'inadeguatezza della tutela previdenziale garantita al personale delle forze armate, al quale è riservato un trattamento deteriore rispetto alla generalità dei lavoratori».

«Le Forze Armate respingono, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal professor Trenta, le inaccettabili accuse mosse dalla quarta Commissione parlamentare d'inchiesta, ribadendo la totale disponibilità alla collaborazione, come dimostrato anche in sede di tavolo tecnico negoziale con la Commissione, e sottolineano la assoluta trasparenza di tutte le loro attività». È quanto viene sottolineato in una nota dello Stato Maggiore della Difesa. In merito alla 'Relazione finalè presentata oggi dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sull' uranio impoverito, lo Stato Maggiore della Difesa ribadisce che «le Forze Armate italiane mai hanno acquistato o impiegato munizionamento contenente uranio impoverito. Tale verità - si legge nella nota - è emersa ed è stata confermata anche dalle commissioni tecnico-scientifiche ingaggiate dalle quattro Commissioni parlamentari che, dal 2005 ad oggi, hanno indagato su tale aspetto. Centinaia di ispezioni in siti militari, in aree addestrative e poligoni, con decine e decine di analisi dei suoli e delle acque, hanno concordemente escluso la presenza di uranio impoverito proveniente da munizionamento e dispiace che questo dato, oggettivo e inoppugnabile, sia stato omesso nelle dichiarazioni pubbliche della Commissione».

«Si sottolinea inoltre che le Forze Armate - spiega lo Stato Maggiore della Difesa - tutelano la salute del proprio personale adottando tutte le cautele e controlli sanitari periodici previsti. Questa attenzione è dedicata non solo al personale ma anche all'ambiente in cui esso si trova ad operare, tanto in Italia quanto all'estero. I vertici delle Forze Armate ad ogni livello, assolutamente consapevoli dei rischi insiti nella condizione militare, avvertono come prima responsabilità e dovere quello di preservare e difendere la salute del proprio personale in ogni circostanza».
Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 16:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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