Strage di Bologna, 38 anni fa la bomba alla stazione. Bonafede: «Atti saranno pubblici». Mattarella: «Restano ombre»

Giovedì 2 Agosto 2018
Strage di Bologna, 38 anni fa la bomba alla stazione. Mattarella: «Restano ombre»
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«Restano zone d'ombra», ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando a 38 anni dalla strage alla stazione di Bologna costata la vita a 85 persone. Un attentato che i processi hanno provato fosse di matrice neofascista e i cui esecutori sono stati condannati, ma che mantiene ancora aspetti oscuri. «La verità è un obbligo morale, andremo a fondo con il processo di desecretazione degli atti sulle stragi», ha promesso il ministro della Giustizia Bonafede incontrando a Bologna i familiari delle vittime. Il presidente della Camera Fico: «Lo Stato deve esserci al 100%». Il premier Conte su Twitter: «Bologna, #2agosto 1980.
Il pensiero va alle 85 vittime della strage di 38 anni fa e ai familiari che attendono ancora risposte. Saremo sempre al loro fianco nella ricerca della verità. Lo dobbiamo a loro e a noi tutti».

 
IL MESSAGGIO DI MATTARELLA
«I processi giudiziari sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell'attentato. Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d'ombra da illuminare. L'impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l'incalzante domanda di verità e giustizia». Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio per l'anniversario della strage di Bologna.

«Sono trascorsi trentotto anni dalla tremenda Strage di Bologna - scrive il presidente - che straziò 85 vite innocenti, con indicibili sofferenze in tante famiglie, ferendo in profondità la coscienza del nostro popolo. Il tempo non offusca la memoria di quell'attentato, disumano ed eversivo, che rappresentò il culmine di una strategia terroristica volta a destabilizzare la convivenza civile e, con essa, l'ordinamento democratico fondato sulla Costituzione. L'orologio della stazione, fissato sulle 10 e 25, è divenuto simbolo di questa memoria viva, di un dovere morale di vigilanza che è parte del nostro essere cittadini, di una incessante ricerca della verità che non si fermerà davanti alle opacità rimaste. Fu un'esplosione devastante, per la città di Bologna e per l'intera Repubblica. Morirono donne e uomini, bambini e adulti. Bologna e l'Italia seppero reagire, mostrando anzitutto quei principi di solidarietà radicati nella nostra storia. Il popolo italiano seppe unire le forze contro la barbarie. Di fronte alle minacce più gravi, le risorse sane e vitali del Paese sono sempre state capaci di riconoscere il bene comune: questa lezione non va dimenticata. I processi giudiziari sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell'attentato. Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d'ombra da illuminare. L'impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l'incalzante domanda di verità e giustizia. L'azione generosa che l'Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage ha svolto negli anni, e continua a svolgere, costituisce una preziosa energia che riesce a propagarsi nella società e nelle istituzioni. Desidero rinnovare il mio sentimento di vicinanza ai familiari delle vittime e rivolgo un ringraziamento ai bolognesi e a tutti coloro che continuano a onorare il ricordo delle vittime con civismo e passione democratica. Proprio il senso di comunità, che i terroristi volevano spezzare, è la garanzia che non prevarrà la cultura di morte».

FICO
«Il messaggio è che lo Stato c'è, ci deve essere al 100% e non come spesso è accaduto in questi 30 anni». Così Roberto Fico, ha commentato la sua presenza alle commemorazioni della strage. Il presidente della Camera ha condiviso l'ultimo tratto del corteo che ha sfilato lungo le vie di Bologna per arrivare nel piazzale antistante la stazione dove deflagrò la bomba che uccise 85 persone.

BONAFEDE INCONTRA I FAMILIARI DELLE VITTIME
«Per me è incredibile che, dopo che lo Stato si è dimostrato negligente per 38 anni, i familiari dimostrino ancora una volta una lezione di civiltà che la politica non ha mai dato e dimostrano di credere nello Stato. Mi onora e sento la responsabilità di essere qui parlare con voi», ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, incontrando i familiari delle vittime della Strage di Bologna nell'aula del consiglio comunale. «Non saranno le parole che pronuncio adesso a rassicurarvi, di parole ne avete ascoltate tante. Voglio e pretendo da me stesso in quanto rappresentante dal Governo - ha detto - che siano i fatti a dimostrare l'impegno dello Stato, vicino a voi nella ricerca della verità e nelle richieste portate avanti su cui avremo modo confrontarci assiduamente nelle prossime settimane». Dall'aula che lo scorso anno si svuotò per protesta al momento dell'intervento del ministro Galletti, è partito un applauso.

«Vogliamo che possiate credere nello Stato non con le parole ma con i fatti concreti. Il tempo delle parole è finito: abbiamo siglato un protocollo triennale tra ministero della Giustizia, dei Beni culturali e Cdm per la digitalizzazione degli atti così che siano accessibili a tutti». Parlando davanti ai familiari delle vittime della strage del 2 agosto, il ministro ha sottolineato che questa attività di digitalizzazione della documentazione relativa alle stragi che hanno insanguinato l'Italia negli negli scorsi decenni, verrà portata avanti anche con il coinvolgimento «dei detenuti» in un'ottica di finalità rieducativa della pena. La digitalizzazione, ha concluso, riguarderà la cosiddetta «Rete degli archivi per non dimenticare».

«C'è un obbligo morale prima ancora che politico che ci guida: giungere ad una verità certa, libera da zone grigie e sospetti. Questo è l'unico vero modo di onorare le vittime e realizzare le legittime e sacrosante richieste dei loro familiari». «C'è uno Stato che per 38 anni è rimasto in silenzio, negligente e non ha voluto fare luce su verità inconfessabili su cui bisogna accendere un faro».

«La direttiva del 2014 per desecretare gli atti è rimasta lettera morta nei fatti. Quei pochi documenti versati nell'archivio di Stato sono frammentari, disorganici. Abbiamo letto le proposte delle associazioni che chiedono una vera attuazione e c'è una base di lavoro condivisibile e concretizzata», ha detto il ministro della Giustizia, parlando della desecretazione degli atti sulle Stragi e della 'direttiva Renzi' di cui i familiari delle vittime della Strage del 2 agosto 1980 chiedono l'attuazione. Il Governo, ha aggiunto «ha chiesto al coordinatore dell'attività di versamento degli atti sulle stragi degli anni 70 e 80 di ripartire presto e con nuovo piglio, con la promessa che si arrivi fino in fondo, assieme, e grazie al contributo e all'esperienza delle associazioni».
Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 19:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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