Stipendi docenti, a marzo ultima tranche aumenti fino a 350 euro (anche per Ata e amministrativi). A chi spettano e gli importi

Questi aumenti sono relativi al rinnovo del Contratto collettivo nazionale 2019/21 sottoscritto lo scorso 18 gennaio

Martedì 12 Marzo 2024
Scuola, in arrivo l'ultima tranche di aumenti per un milione e 200 dipendenti: ecco a chi spettano e quali sono gli importi

Buone notizie per il mondo scuola: da marzo oltre un milione e 200 mila lavoratori tra docenti, amministrativi e collaboratori scolastici riceveranno l'ultima tranche di aumenti e adeguamenti di stipendio.

Gli importi variano in base alla categoria di appartenenza. Secondo i sindacati, questi sono soltanto dei piccoli passi in avanti rispetto a tutto il lavoro che deve essere ancora fatto.

 

Il perché degli aumenti

Questi aumenti sono relativi al rinnovo del Contratto collettivo nazionale 2019/21 sottoscritto lo scorso 18 gennaio. Gli arretrati riguardano la Retribuzione professionale docente (Rpd) che grazie al rinnovo del Ccnl subisce un incremento a decorrere da gennaio 2022. Gli arretrati, per quanto riguarda invece l’aumento del Compenso individuale accessorio (Cia), spettano anche al personale Ata. 

Gli importi

La somma lorda è di 63,84 euro (per i docenti di qualsiasi grado) e di 44,11 euro (per il personale Ata). Secondo quanto spiega Marcello Pacifico del sindacato Anief, al netto i docenti prenderanno in media 350 euro lordi in più, il personale Ata 200 euro, 150 euro i collaboratori scolastici, e circa 1.100 euro i Dsga. Il sindacato parla di «piccoli passi avanti», che però ancora non soddisfano.  

Le altre richieste

«Lo Stato deve pagare mensilmente un assegno pari al 50% dell'inflazione programmata per il mancato rinnovo del contratto successivo», spiega Pacifico del sindacato Anief: «In media, si tratta di una cifra importante: 2.000 euro, al netto di quanto ricevuto a dicembre con assegno relativo ad anticipo rinnovo contrattuale 2022-2024, e riguardano l'indennità di vacanza contrattuale assegnata solo in piccola parte».

Ciò che viene contestato allo Stato è che, invece di farlo (spendendo per questo i 5 miliardi stanziati per gli aumenti), preferisce tenere i soldi in cassa in attesa del rinnovo contrattuale. «Fino a quando questo non avverrà - spiega Pacifico - In attesa del rinnovo del contratto di categoria, noi continueremo a proporre e portare avanti appositi ricorsi, per personale di ruolo e precari, finalizzati al recupero della piena indennità di vacanza contrattuale: in pratica, portiamo avanti delle azioni giudiziarie per il recupero del doppio dell'assegno ricevuto a dicembre 2023, esattamente come dice la legge in vigore».

Ultimo aggiornamento: 21:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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