Tensione spread, stop automatico alla spesa: la carta di Tria con l'Europa

Lunedì 1 Ottobre 2018 di Luca Cifoni
Tensione spread, stop automatico alla spesa: la carta di Tria con l'Europa
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La legge di Bilancio italiana non è all'ordine del giorno della riunione dell'Eurogruppo in programma oggi a Lussemburgo, alla quale seguirà domani quella allargata dell'Ecofin. Eppure Giovanni Tria sa benissimo che i suoi colleghi europei si attendono da lui spiegazioni e chiarimenti, se non altro perché le sole notizie sull'innalzamento del deficit, anche in assenza di qualsiasi testo scritto, hanno avuto un impatto vistoso sui mercati finanziari non solo italiani.

LE REGOLE
I dettagli potranno arrivare solo a metà mese, quando il nostro governo come quelli degli altri Paesi europei invieranno a Bruxelles il Draft budgetary plan, ovvero la manovra di bilancio tradotta nel linguaggio delle regole europee. Intanto però il ministro cercherà di far capire, nel corso dell'incontro e negli scambi bilaterali a margine, che il nostro Paese non intende prendere la via dello sfondamento dei conti pubblici e dello scontro con l'Europa. Il principale argomento a favore di questa tesi è quello temporale: si tratta di convincere gli interlocutori che dal 2020 in poi il percorso del risanamento riprenderà pur se gradualmente in termini di bilancio strutturale, e che il debito si manterrà su una traiettoria di discesa in rapporto al Pil. Siccome a bocce ferme le cifre non dicono proprio questo, deve risultare credibile l'obiettivo programmatico di portare la crescita all'1,6 per cento già dal prossimo anno, nonostante un andamento tendenziale fermo a un magro +0,9. Per vincere la sfida il ministero dell'Economia punta tutto sugli investimenti pubblici: quei 3-4 miliardi aggiuntivi per il prossimo anno che dovrebbero diventare 15 nel triennio, ma anche le decine di miliardi già previste dalle leggi degli anni scorsi ma non ancora spesi per la lentezza della macchina amministrativa italiana. Per questo gli stanziamenti sono accompagnati dai progetti di assistenza e affiancamento ai Comuni, in forte ritardo negli anni scorsi ma gli unici potenzialmente in grado di invertire la tendenza in tempi rapidi con interventi non colossali ma mirati e concreti sul territorio. Ed anche dal potenziamento del partenariato pubblico privato, con l'obiettivo non solo di moltiplicare le risorse ma anche di iniettare efficienza nel sistema.

Un altro argomento che il ministro potrà usare tocca la sua stessa credibilità, in parte compromessa dall'esito del confronto politico. La legge di Bilancio dovrebbe essere scritta in modo da rappresentare un argine contro ulteriori spinte al disavanzo che si dovessero manifestare nella maggioranza. Di questo disegno fanno parte anche le nuove clausole di salvaguardia, che agirebbero con blocchi e tagli di spesa semi-automatici in corso d'anno nel caso in cui alcuni indicatori, come quelli relativi alle entrate fiscali, segnalino un andamento della crescita peggiore delle attese. Questa modalità è già prevista nell'attuale legge di contabilità, ma riguarda il caso in cui altro oneri di spesa previsti per legge si rivelino superiori alla previsione. La novità starebbe nel legare all'andamento dell'economia i tagli necessari per salvare i livelli di deficit; con il rischio però di acutizzare la tendenza negativa già in atto con interventi depressivi.

APPROCCIO DIVERSO
Come ha spiegato lo stesso ministro in una sua intervista al Sole 24 Ore, si tratta in ogni caso di un approccio diverso rispetto a quello delle clausole di salvaguardia utilizzate negli ultimi anni, che prevedevano teorici aumenti di imposta in sostituzione di coperture finanziarie ancora da realizzare: aumenti (in particolare dell'Iva) che poi sono stati di anno in anno disinnescati ricorrendo a fonti di finanziamento alternative, oppure laddove possibile al disavanzo. Questa prassi ha fatto sì che nel corso degli anni gli obiettivi di deficit risultassero in qualche modo falsati, incorporando un maggior gettito fiscale che in realtà era solo virtuale. Ad esempio, ha evidenziato ancora Tria, per il 2019 il deficit tendenziale appesantito dalla congiuntura economica meno brillante e comprensivo della necessità di non far scattare gli aumenti era già stimato intorno al 2 per cento. Intanto è stata convocata per domani la cabina di regia presso Palazzo Chigi per monitorare e realizzare il piano di investimenti pubblici che il governo ha in cantiere.
 

Ultimo aggiornamento: 15:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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