Partiti, il rimborso è abolito ma i finanziamenti restano

Domenica 24 Luglio 2016 di Luca Cifoni
Partiti, il rimborso è abolito ma i finanziamenti restano
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ROMA Cancellato solo sulla carta da un referendum già oltre venti anni fa, poi trasformato subito in rimborso elettorale, quindi definitivamente abolito per legge con effetto dal prossimo anno. Il finanziamento pubblico ai partiti formalmente non esiste più ma questo non vuol dire che la politica non disponga di una quota ancora consistente di risorse finanziarie statali. I conti li ha fatti l’associazione Openpolis, quantificando in quasi 150 milioni l’esborso annuo destinato a questa finalità: si tratta di voci anche molto diverse tra loro, che si possono sommare solo tenendo conto di qualche avvertenza. La componente più significativa è quella legata alle scelte che gli stessi cittadini possono fare con la propria dichiarazione dei redditi: il meccanismo del 2 per mille e quello delle detrazioni potranno portare dal prossimo anno a minori introiti per lo Stato pari a oltre 60 milioni di euro.

LIBERA SCELTA
Quando con il decreto legge varato a cavallo tra 2013 e 2014 si decise di togliere di mezzo il finanziamento pubblico anche nella forma surrogata dei rimborsi elettorali, si intendeva affermare proprio il principio della libera scelta del cittadino-contribuente, secondo un modello già sperimentato con le confessioni religiose (otto per mille) e con il mondo del no profit (cinque per mille). Al proprio partito politico preferito gli italiani possono scegliere di destinare il 2 per mille della propria imposta, ovviamente a carico dello Stato: la quota di Irpef di chi non ha esercitato la scelta resta nel bilancio pubblico.
 
Ma l’impatto finanziario di questa operazione è molto più contenuto rispetto a quello che si avrebbe se tutti scegliessero di finanziare le formazioni politiche. Dato un gettito Irpef che nel 2015 ha toccato quota 176 miliardi il 2 per mille potrebbe valere in teoria circa 350 milioni; in realtà la legge ha posto dei tetti crescenti negli anni: 7,75 milioni nel 2014, 9,6 nel 2015, 27,7 quest’anno e 45,1 dal 2017: quest’ultima è la cifra considerata da Openpolis. Ad esempio secondo il consuntivo per il 2014 reso noto dal Dipartimento delle Finanze i contribuenti avevano destinato ai partiti una quota complessiva di 12,4 milioni, ridotta a 9,6 proprio in base a quanto previsto dalla legge.Le minori entrate per lo Stato legate alla possibilità di detrarre le donazioni fatte dai privati (persone fisiche e società) ai partiti valgono invece 15,7 milioni l’anno a partire dal 2016.

PARLAMENTO AUTONOMO
Ma ci sono altri fondi che arrivano ogni anno alle formazioni politiche, o meglio ai gruppi parlamentari: sono risorse destinate a questa finalità a valere sui bilanci di Camera e Senato, i cui fondi come è noto sono gestiti in autonomia dalle singole istituzioni: la cifra erogata nel 2014 è stimata in 49,2 milioni. Una voce diversa è rappresentata dalle quote di indennità parlamentari che i vari deputati e senatori dirottano ai partiti di appartenenza. La quantificazione esatta è più difficile, ma Openpolis valuta una somma di circa 11 milioni. Soldi sui quali c’è un piccolo paradosso, perché dal punto di vista dei parlamentari che si autotassano su indicazione del partito si tratta di donazioni che godono a loro volta della detraibilità, con conseguente vantaggio fiscale per gli interessati.

La politica può poi beneficiare di finanziamenti di tipo indiretto legati in particolare alle campagne elettorali o comunque alle attività di propaganda. È il caso dell’Iva agevolata, il cui valore è stato stimato per il 2013 in 7,4 milioni e - in senso più largo - dei contributi ai media di partito (giornali radio e così via) che nel 2014 hanno assorbito circa 9,2 milioni.

I DPENDENTI
Infine uno stanziamento di tipo particolare ma previsto dalla stessa legge che ha cancellato il finanziamento pubblico: gli 11,3 milioni disponibili per estendere ai dipendenti di partiti e movimenti politici, anche a livello locale, i trattamenti di integrazione salariale (compresi i contratti di solidarietà) di cui usufruiscono gli altri lavoratori. Si tratta in verità di risorse che secondo la legge dovrebbero essere derivate direttamente dai risparmi di spesa conseguenti alla cancellazione del meccanismo dei rimborsi elettorali, che sono stati ridotti del 25 per cento nel 2014, poi del 50 e del 75 per cento nei due anni successivi, per andare appunto ad esaurirsi a partire dal 2017. Ecco così che il totale dei quattrini pubblici a vario titolo disponibili annualmente per la politica tocca quota 148,5 milioni.
Ultimo aggiornamento: 23:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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