Continua lo scontro tra governo e sindaci sulla legge sicurezza. Matteo Salvini avverte: «è finita la pacchia e se c'è qualche sindaco che non è d'accordo si dimetta». Nel frattempo da Palazzo Chigi è stato fatto sapere che «se l'Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge sull'immigrazione e sulla sicurezza, ben venga la richiesta di un incontro con il Governo, al quale anche il Presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell'Interno».
Ma su questo si profila un 'nò secco di Salvini, che a Zapping, in serata, ha annunciato: «con tutta la buona volontà, ma il decreto sicurezza lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato. Lo ha firmato il presidente della Repubblica e adesso questi sindaci vorrebbero disattendere una legge firmata al presidente della Repubblica?». In una giornata convulsa il vicepremier e ministro dell'Interno ha invitato a rispettare «una legge approvata dal Parlamento, dal governo e firmata dal Presidente della Repubblica. È troppo facile - ha sottolineato - applaudire Mattarella quando fa il discorso in televisione a fine anno e due giorni dopo sbattersene».
Su questo aspetto è però bene ricordare che il presidente Sergio Mattarella lo scorso 4 ottobre ha firmato il decreto sicurezza accompagnando il provvedimento con una lettera - resa nota dal Quirinale - in cui si avvertiva «l'obbligo di sottolineare che, in materia», «restano 'fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Statò, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo». Ha provato a stemperare gli animi l'altro vicepremier Luigi Di Maio, che ha ridotto tutto a «solo una campagna elettorale da parte di sindaci che si devono sentire di sinistra». Palazzo Chigi poi ha voluto chiarire alcuni aspetti particolari: secondo fonti interne sarebbero «inaccettabili le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato. Il nostro ordinamento giuridico - hanno precisato le stesse fonti - non attribuisce ai Sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità delle leggi: disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità».
Un contributo a decrittare la querelle l'ha fornita il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli: «i sindaci devono applicare la legge - ha detto a Tv2000 - non hanno il potere di disapplicarla se la ritengono in contrasto con la Costituzione e non possono essi stessi direttamente accedere alla Corte Costituzionale per farne dichiarare l' incostituzionalità».