È dura da mandare giù.
Rigopiano, in aula le 29 sedie vuote delle vittime
IL DETTAGLIO
Escono di scena l’ex prefetto Francesco Provolo e i suoi funzionari. Assolti anche l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco e, soprattutto i dirigenti regionali che per oltre vent’anni si sono rimpallati la redazione della carta del pericolo valanghe. I livelli istituzionali responsabili della sconcertante catena di ritardi e sottovalutazioni più volte raccontata, si riducono a due. A crollare è l’ipotesi più grave di disastro colposo. Al termine della requisitoria, soltanto quattro erano state le richieste di assoluzione. Per l’accusa è una Caporetto.
Paga, alla fine, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, 2 anni e 8 mesi per la manca ordinanza di sgombero dell’albergo ritenuta causa di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Pagano di più i funzionari del servizio strade della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, 3 anni e 4 mesi a testa per il mancato monitoraggio della viabilità interna in quei giorni di nevicate spaventose, per aver omesso la chiusura della strada che da Farindola conduce all’albergo in quota e per il pasticcio delle turbine rotte o inservibili. Bruno Di Tommaso, il gestore del resort, trova scampo nella prescrizione dall’imputazione più grave e prende sei mesi, insieme al tecnico Giuseppe Gatto, soltanto per un falso collegato all’ampliamento della struttura. Le motivazioni renderanno ragione del percorso decisionale; fuori dell’aula è il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, vicino alle vittime fin dal tempo della titolarità del Viminale, a dare voce alla diffusa incredulità: «Ventinove morti - dichiara -, nessun colpevole (o quasi). Questa non è giustizia, questa è una vergogna. Tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà ai familiari delle vittime innocenti».
Sentenza Rigopiano, caos in aula: la rabbia dei parenti - Video
I RISARCIMENTI
Sul piano strettamente procedurale, assodato il convincimento del giudice sull’estraneità della gran parte degli imputati, le pene non sono neanche lievi, considerando lo sconto di un terzo per il rito e la prevedibile incidenza delle attenuanti. Eppure, per paradosso, a pesare di più è il risvolto civilistico delle tre pagine del dispositivo: soltanto le provvisionali a favore delle parti civili a carico dei cinque imputati sommano alcune centinaia di migliaia di euro. È il preludio di una battaglia legale parallela che non tarderà a scatenarsi.
L’ATTESA
In mattinata, all’apertura dell’udienza decisiva, soltanto qualche assenza nel fronte sempre compatto dei parenti e il pessimismo degli avvocati più razionali hanno increspato un clima di generale ottimismo. L’auspicata sentenza esemplare, come monito per il “mai più” scelto come slogan dai familiari delle vittime, sembrava praticamente già scritta. La svolta processuale, probabilmente, c’è stata con la perizia sulle cause della valanga che, sia pure senza nettezza, non ha escluso il fattore terremoto. Un tarlo che ha finito per corrodere l’intero impianto accusatorio della Procura.