Un interrogatorio lungo e sofferto, interrotto più volte, nel corso del quale il sindaco di Roma Virginia Raggi è andata spesso in difficoltà, anche con qualche crollo emotivo(«La chat dimostra che non volevo dare un ingiusto vantaggio a Renato»).
Alla fine non ha convinto e, sull’elemento più delicato delle contestazioni che i pm Paolo Ielo e Francesco Dall’Olio le hanno mosso per otto lunghe ore, il falso in atto pubblico, è stata costretta a promettere agli inquirenti una memoria scritta per chiarire. LA MAIL SOSPETTA C’è...