Terremoto, il padre di Marisol sulla sedia a rotelle accarezza la foto della bimba morta

Sabato 27 Agosto 2016
Il padre di Marisol
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E' forse l'immagine più toccante dei funerali delle vittime marchigiane del sisma che ha devastato il Centro Italia. Il padre di Marisol, la bimba di 18 mesi morta a Pescara del Tronto, su una sedia a rotelle, ferito alle gambe e alle braccia, l'orecchio fasciato e la cannula della flebo ancora infilata nel braccio, che accarezza senza sosta la cornice con la foto della piccola.
 

 


L'uomo sembra isolato dal resto del mondo, non ascolta chi cerca di dargli conforto. Marisol è stata la più piccola vittima del terremoto, uccisa a soli 18 mesi dalle pietre che cadevano sul suo lettino della casa delle vacanze, a Pescara del Tronto. Nella sua bara, bianca come quella di Giulia, l'altra bambina che tutti gli italiani hanno imparato a conoscere, ha avuto il funerale del vescovo, con il Capo dello Stato, le autorità, i fiori. Ma a differenza delle altre 34 vittime, non sarà tumulata subito. Il funerale solenne svoltosi nella palestra di Ascoli Piceno non è stato l'ultimo addio.

Marisol aspetta la carezza della mamma, Martina Turco, una giovane abruzzese scampata al terremoto dell'Aquila, e del papà, Massimiliano Piermarini.
La donna è ancora ricoverata in prognosi riservata nella Medicina sub-intensiva dell'ospedale di Ancona, per le gravi ferite da schiacciamento che ha riportato. Il marito, ferito più lieve in cura nell'ospedale di Ascoli, oggi era presente al rito. Ma con Martina ha deciso l'ultimo saluto alla loro bambina è una cosa che non si può fare se non insieme. Dunque bisogna aspettare che la donna si riprenda. In questi giorni a vegliare la piccola salma nell'obitorio dell'ospedale 'Mazzonì sono stati i ragazzi della Piazzarola, sestiere della Quintana di Ascoli, e non l'hanno mai abbandonata. «Quando la mamma e il papà saranno in grado, organizzeremo per Marisol l'addio presso la nostra splendida chiesa di Sant'Angelo Magno» spiega il capo sestiere della Piazzarola Amedeo Lanciotti. Così, quando il funerale è terminato, e i pompieri hanno cominciato a portare via le bare per caricarle sui carri funebri, i ragazzi del sestiere hanno coperto la cassa con la bandiera dell'Aquila e i gigli rossi, se la sono caricata in spalla e sono tornati all'obitorio a piedi, fra due ali di persone: un applauso ha salutato Marisol. Molti hanno ripensato alle parole che Massimo Piermarini, il nonno, ha detto ai primi soccorritori: «Non volevano farmi passare perché era tutto pericolante, ma io ho detto che non me ne importava niente, che dovevo andare a cercarli: purtroppo per la bambina non c'è stato niente da fare».

 

Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 11:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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