Melania, la telefonata del marito
all'amante: «Fidati di me, aspetta la fine»

Sabato 14 Maggio 2011
Salvatore Parolisi
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dal nostro inviato Nino Cirillo

ASCOLI PICENO - Melania morta, uccisa a coltellate ormai 26 giorni fa, ma lei non si rassegna: non vuole scomparire dalla scena, non si arrende a questo carosello di telecamere, di dolore e di sospetti. Lei, Ludovica P., la soldatessa di Sabaudia in servizio oggi a Lecce, continua a tempestare di telefonate Salvatore Parolisi, il caporal maggiore che Melania aveva sposato dopo un lunghissimo fidanzamento, l’uomo che ormai da un paio d’anni frequentava convinta di aver trovato l’amore della vita.



Continua a chiamarlo, nonostante Parolisi fin dalla mattina del 1° maggio l’avesse messa sull’avviso: «Chiudi, ti richiamo io da una cabina...». Sono così finite nel fascicolo di quest’inchiesta ancora senza indagati alcune intercettazioni di recenti colloqui fra i due. Ludovica che insiste e Salvatore che ancora una volta l’avverte: «Mi raccomando, non parlare in ambienti chiusi...». Vuole dirle, cioè, di fare bene attenzione a microspie che potrebbero essere state piazzate sulla sua strada. Ma Salvatore fa di più, a Ludovica che non trova pace, a un certo punto chiede un ultimo sforzo: «Fidati di me, aspetta la fine...».



Si tratta di conversazioni captate dai carabinieri sicuramente prima dell’ultimo interrogatorio, brandelli di frasi che rendono bene il dramma di questi due ragazzi, ma che vanno lette e rilette perché demoliscono quasi definitivamente l’immagine idilliaca che in tanti hanno provato a fornire della vita di coppia tra Salvatore e Melania, perché potrebbero avere una loro utilità anche nelle faticosissime e incerte indagini sull’omicidio della bellissima moglie del caporale.



Dovrebbe essere stato il pm Monti a chiederne conto a Salvatore proprio nell’ultimo lunghissimo faccia a faccia di mercoledì scorso, nella caserma di Castello di Cisterna. E Salvatore potrebbe aver risposto come ha risposto in una delle sue ultime apparizioni in tv: «I miei errori con la morte di Melania non c’entrano niente». Ma allora perché tutta quell’attenzione alla possibile presenza di microspie? Perché tutte quelle chiamate da cabine telefoniche pubbliche che ormai non le usa più nessuno?



E’ solo l’ultima ombra che si addensa su questo ragazzo, su questa «persona scarsamente informata dei fatti», come ha voluto chiosare il Procuratore della Repubblica di Ascoli Michele Renzo. Un’ombra che va aggiungersi ad altre ombre: al racconto della gita a Colle San Marco ma senza testimoni che possano confermare di aver visto anche Melania, alla descrizione precisa della posizione del cadavere della moglie nonostante lassù lui non sia mai andato a riconoscerla, alla sua stranissima scomparsa di scena il secondo giorno delle ricerche, martedì 19 aprile, nonostante i cani e i carabinieri stessero battendo proprio le zone che Parolisi conosce meglio, quelle del poligono di tiro dove andava ad addestrare le soldatesse.



S’è discusso e ridiscusso anche del suo abbigliamento, della maglietta e dei pantaloncini corti che indossava il pomeriggio della scomparsa di Melania. Ci si è chiesto come mai avesse invece il piumone la mattina al supermercato e come il piumone possa essere magicamente ricomparso nelle prime ore delle ricerche. Cambiato, ricambiato, e poi cambiato ancora. Salvatore ha consegnato tutto ai carabinieri, perché c’è da dire che finora non si è mai tirato indietro, compreso il paio di scarpe che quel giorno aveva ai piedi. Delle calzature a cui gli investigatori, ieri sera all’improvviso, hanno cominciato ad attribuire una certa importanza. Forse perché hanno scoperto che c’è una bella differenza tra i prati di Colle San Marco e i tappeti di aghi di pino delle Casermette, dove Melania è stata ritrovata.



La giornata ufficiale delle indagini è vissuta sulla seconda autopsia del professor Tagliabracci, all’ospedale di Teramo, sempre alla ricerca di tracce che possano confermare una tesi cara agli investigatori: la tesi delle coltellate post mortem, l’assassino che torna sul luogo del delitto, infierisce ancora e organizza anche quella «messinscena da dilettante» con tanto di laccio emostatico e siringa. Ci sono delle tracce di lama su rivoli di sangue già coagulato: potrebbe essere questa la conferma definitiva della tesi.



Conclusi gli esami, è stata finalmente data l’autorizzazione della magistratura ai funerali. L’aspettavano da giorni i parenti, l’aspettavano il padre di Melania, Gennaro, e il cugino Michele, venuti fino a Teramo a seguire gli sviluppi (e Salvatore neanche stavolta si è presentato). Quando gli è stato chiesto se qualche dubbo in più in questi giorni gli fosse venuto, proprio Michele, l’educatissimo portavoce di tanto dolore, si è rifugiato per la prima volta in un sibillino: «Aspettiamo».
Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 00:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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