La pressione prima di entrare in sala operatoria ormai è sempre più crescente.
I costi
Per le casse dello stato, un problema non di poco conto. L’Agenas calcola che il peso economico del fenomeno si aggira attorno ai 10 miliardi di euro l’anno. E non va meglio neanche per il singolo contribuente che avrebbe invece bisogno di maggiori servizi sanitari e liste di attesa più corte. «Si stima che in Italia la medicina difensiva abbia un costo di 165 euro pro capite – rimarca Nardacchione – senza che ciò corrisponda ad un aumento di qualità e sicurezza del servizio sanitario. Si aggiunga poi l’aumento dei premi assicurativi a carico del personale sanitario, sino ad arrivare alla conseguente limitazione del diritto alla salute riconosciuto dall’articolo 32 della costituzione». Ogni medico cerca di proteggersi dal rischio di incorrere in errori. E allora, visto che non tutte le aziende sanitarie hanno una copertura assicurativa, fanno di tasca propria: la spesa annua varia dai 10mila ai 15mila euro. Un salasso per i medici giovani, che prendono circa 2700 euro netti al mese; peggio per gli specializzandi (1800 euro al mese). Senza contare che molti professionisti sanitari non riescono ad ottenere un’adeguata copertura assicurativa sul mercato per i costi eccessivamente alti delle polizze. Secondo i dati elaborati dalla Federazione Cimo Fesmed delle circa 16mila denunce di sinistro ricevute dalle compagnie nel 2020, 7.700 sono rivolte al singolo sanitario e le restanti alle strutture sanitarie pubbliche e private. La questione è nota da tempo. E di recente la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) in audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati lo ha ribadito: «La sicurezza delle cure è una delle sfide più importanti e il raggiungimento di tale obiettivo non può prescindere da una appropriata regolamentazione della valutazione e gestione del rischio clinico e delle responsabilità professionali». E ancora: «È giusto prevedere una norma che sollevi i professionisti sanitari dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni diversi dalla colpa grave. E prevedere poi un risarcimento per quei professionisti ingiustamente accusati, attraverso l’introduzione dell’istituto della lite temeraria».
Le reazioni
Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, aggiunge: «Depenalizzare l’atto medico come vuole fare il governo non significa sottrarsi a eventuali responsabilità, bensì prendere atto che il medico non può essere sottoposto a tre tribunali (ospedaliero, ordinistico e civile) e che per giudicare non si può partire da una presunzione di colpevolezza». La speranza è riposta nel tavolo tra il ministero della Giustizia e della Salute per lo studio e l’approfondimento della colpa professionale medica e per una revisione della legge Bianco-Gelli che prevede tra l’altro che il medico non può essere punito per imperizia se si è attenuto alle raccomandazioni pubblicate, non è più sottoposto a sanzioni penali per colpa lieve, ma viene punito solo in caso di colpa grave. Ma la norma sulla sicurezza delle cure, varata nel 2017, non è stata ancora attuata pienamente per la mancanza di decreti attuativi.