Manovra, bagarre in Senato: posta la fiducia. L'opposizione insorge: «Vergogna»

Sabato 22 Dicembre 2018
Salvini al Senato per il via al dibattito
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Bagarre nell'Aula del Senato dopo la votazione sul calendario dei lavori.

La confusione era tale, con la protesta del Pd, che la presidente Elisabetta Alberti Casellati ha dovuto sospendere la seduta.

Dei senatori del Pd hanno occupato i banchi del governo nell'Aula del Senato. La presidente Elisabetta Alberti Casellati li ha invitati ad allontanarsi e ha chiesto l'intervento dei questori. La senatrice Simona Malpezzi ha accusato la senatrice questore Laura Bottici (M5S) di «averle messo le mani addosso». «Desidero che tutti siano garantiti qui», ha reclamato. Si è visto volare un fascicolo. «Se c'è stato qualche atteggiamento offensivo sarà verificato. Io non l'ho visto ma lo verificherò nell'interesse della garanzia dei diritti di tutti», ha puntualizzato la presidente Casellati prima di interrompere la seduta. Al momento del caos ai banchi del governo c'era il ministro dell'Economia Giuseppe Tria con un gruppo di sottosegretari. Il capogruppo del Pd Andrea Marcucci ha accusato di «squadrismo», reclamando la sospensione della seduta, ed ha urlato «vergogna» alla presidente Casellati che ha posto in votazione il calendario senza sospendere la seduta. Poco dopo, mentre il Pd continuava a protestare, la seduta è stata sospesa. Litigio anche tra senatori di Fi e della Lega nell'Aula del Senato durante l'esame della Manovra. la forzista Licia Ronzulli è stata vista litigare con alcuni colleghi della Lega. La capogruppo Anna Maria Bernini è intervenuta per sedare gli animi. Nell'Aula del Senato, a quanto si apprende, un senatore della Lega ha accusato Licia Ronzulli di aver girato un video col cellulare e l'ha apostrofata in malo modo. E Ronzulli gliene ha chiesto conto: «Non permetto a nessuno di mancarmi di rispetto», ha spiegato poi ai colleghi. Alla senatrice di Forza Italia sono giunte, dopo l'episodio, le scuse di alcuni colleghi della Lega, tra cui il sottosegretario Massimo Garavaglia.

La seduta del Senato è ripresa verso le 20,40 con la discussione generale sulla Manovra economica. Per questa fase sono state previste quattro ore di lavoro, ma la maggioranza ha annunciato di ritirare i propri iscritti a parlare. 
Le dichiarazioni di voto sulla fiducia sulla Manovra si dovrebbero tenere verso le 23,30, con 'chiama' dei senatori a mezzanotte e mezza circa. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama.

LA GIORNATA
Di ritardo in ritardo. Di correzione in correzione. Arriva il testo finale della manovra. Ma è ancora caos al Senato. I lavori, che portano al via libera alla fiducia in nottata, procedono a rilento, tra i «buffoni» e i «vergogna» delle opposizioni che all'unisono abbandonano la commissione. In un percorso accidentato che lascia strascichi anche nel governo, con nuovi attacchi del M5s ai tecnici del ministero dell'Economia e della Ragioneria, difesi dalla Lega. Il «maxiemendamento» alla manovra, che al Senato recepisce tutte le modifiche e su cui il governo chiede la fiducia, viene corretto almeno altre tre volte solo nel corso della giornata. Il governo, a testo già presentato, decide di stralciare la norma sugli Ncc, le auto con conducente, che ha fatto insorgere i tassisti a Roma. Norma che rientra però con un decreto «ad hoc» a cui il cdm della nota di variazione al bilancio darà il via libera. Ma è ai due decreti che devono arrivare in Cdm a inizio gennaio, su pensioni e reddito di cittadinanza, che già guardano M5s e Lega.

Nel governo la preoccupazione non viene dissimulata: le risorse sono ridotte e, ad esempio, la finestra di «quota 100» per gli statali potrebbe partire in autunno e non, come vorrebbe Salvini, in estate. E il bacino del reddito, spiegano fonti della maggioranza, potrebbe dover essere ridotto (fino a 700mila persone in meno), con il rischio di rinvio dei primi assegni anche da dopo giugno. Sarebbe questa una delle ragioni - si rimarca ancora negli stessi ambienti - dei nuovi, duri, attacchi di ambienti M5s ai «tecnici» del Mef e della Ragioneria (il ragioniere Daniele Franco, spiegano, è in scadenza). Attacchi da cui la Lega prende le distanze, con Massimo Garavaglia e Matteo Salvini, che definisce «ragionevole» anche la commissione Ue. Al 22 dicembre e a nove giorni dall'esercizio provvisorio di bilancio, i fari sono però puntati tutti sul Parlamento, che vota in Aula un testo mai esaminato in commissione. Certamente il Quirinale avrebbe preferito un percorso parlamentare più lineare. Tanto che sempre in ambienti della maggioranza si parla senza mezzi termini di irritazione del Quirinale. Ma ormai c'è solo da evitare di chiudere l'anno senza legge di bilancio.

Sergio Mattarella aveva esplicitato con chiarezza il suo pensiero solo tre giorni fa. Sollecitando a «preservare» il ruolo del Parlamento, il capo dello Stato aveva in sostanza ricordato alla nuova classe dirigente che l'Italia è e rimane una repubblica parlamentare. Riccardo Fraccaro, che in serata - unico ministro presente - pone la fiducia mentre dalle opposizioni urlano e lanciano fogli, assicura che «il rispetto» del Parlamento c'è e i ritardi sono dovuti alla trattativa con l'Ue. «Le istituzioni sono ben salde», dichiara il presidente della Camera Roberto Fico, che si impegna a limitare l'uso dei decreti. Ma la minoranza protesta - una drammatizzazione eccessiva, secondo alcune fonti di governo - chiede le dimissioni del presidente della commissione Daniele Pesco e l'intervento della presidente Elisabetta Casellati.

 

​Lo scontro si inasprisce nel pomeriggio, quando la commissione sospende i lavori perché devono essere fatte sei correzioni formali al testo e lo stralcio della norma sugli Ncc. «Buffoni», gridano i senatori di opposizione. Nell'ufficio di Pesco è un via vai di sottosegretari, scuri in volto. La commissione viene sospesa, poi la maggioranza vota il «maxi» corretto, assenti gli altri gruppi. In Aula, mentre più d'uno chiede un'altra verifica in corso sul testo da parte della Ragioneria per il rischio di errori, dal Pd Andrea Marcucci annuncia che presenterà conflitto d'attribuzione alla Corte Costituzionale per il percorso della manovra. «Combatteremo tutta la notte», annuncia battaglia Matteo Renzi. «Verrebbe voglia di fare un 'Vaffa day': votate di notte perché vi vergognate», dice da Fi Annamaria Bernini. Dopo il via del Senato, il testo sarà trasmesso alla Camera per il passaggio finale, con l'Aula prevista per il 28 e 29 dicembre. Con il varo definitivo, salvo sorprese, quasi a un passo dall'esercizio provvisorio.

Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 14:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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