Bimbo ucciso dalla madre, la donna all'ex: «Piuttosto che darti Giosué lo uccido e mi ammazzo»

Lunedì 15 Febbraio 2016
Laura Paoletti con il figlio Giosuè
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RECANATI - In passato Laura Paoletti aveva minacciato di togliersi la vita e di uccidere il figlio: «Piuttosto che dartelo lo ammazzo e mi ammazzo». La donna il 25 febbraio avrebbe dovuto iniziare le visite dallo psicologo, secondo quanto deciso dal giudice del tribunale civile di Macerata che si era occupato di gestire il calendario delle visite del padre al piccolo Giosuè.

«Aveva detto a Lorenzo e ai genitori di lui, quando c'erano contrasti per fargli vedere il figlio: “Piuttosto che dartelo lo ammazzo e mi ammazzo”». A dirlo è l'avvocato Maria Elena Sacchi, che assiste Lorenzo Lucaroni, il geometra di 38 anni di Recanati, papà del piccolo Giosuè, il bambino ucciso sabato
pomeriggio dalla madre, Laura Paoletti. «Quelle cose le aveva dette quando ancora convivevano» aggiunge il legale. Una separazione «che andava bene a tutti e due. Su quella erano d'accordo, perché da tempo le cose tra loro non funzionavano - dice il legale - Lui era rimasto con lei per stare insieme al bambino. La amava ancora? Direi proprio di no».

Laura Paoletti era una donna brillante, si era laureata in Economia e commercio con 110 e lode e ora si occupava dell'azienda del padre, la cartotecnica Idealbox, di Recanati, di cui era uno dei due soci. «Quando aveva avuto il figlio era diventata una madre molto apprensiva, voleva stare sempre esclusivamente lei con il bambino. Non voleva che qualcuno andasse a prenderlo a scuola, ma voleva andarci lei. E all'epoca in cui convivevano voleva che il bambino dormisse con loro. Lui ha resistito per il bene del bambino, poi lo scorso anno c'è stata la decisione di troncare la storia» dice
l'avvocato Sacchi. 

Dopo che si è chiusa la convivenza la coppia si è ritrovata al tribunale civile di Macerata. «Avevamo presentato ricorso per ottenere che venisse predisposto
un calendario per vedere il figlio ed era stato recentemente trovato un accordo perché l'uomo potesse tenere con sé il bambino dalle 16 alle 21 del mercoledì e del sabato - spiega l'avvocato Sacchi - l'unica differenza rispetto a prima era che lui poteva andare a prendere il bambino a scuola. Il giudice aveva anche disposto una perizia psicologica sulla donna, l'avevamo
chiesta a dicembre, ma i tempi tecnici avevano fatto slittare tutto a gennaio e alla fine il giudice ha disposto una consulenza d'ufficio e nominato un perito -
continua il legale - Doveva iniziare il 25 febbraio, ma purtroppo a quella data non ci siamo arrivati». 

Anche durante la convivenza Lorenzo Lucaroni aveva convinto Laura a seguire una terapia di coppia da uno psicologo: «Solo che lei andava le prime volte e poi interrompeva.

Aveva deciso di fare questi percorsi con lei perché la vedeva molto apprensiva con il bambino» dice ancora l'avvocato Sacchi. Il padre di Laura, che aveva scoperto il corpo della figlia e del bambino mentre sabato pomeriggio rincasava nell'appartamento ricavato in un capannone industriale, ieri era sconvolto per quello che è accaduto. «Abbiamo troppo dolore in questo momento - ha detto al telefonino - troppo. Non me la sento di dire niente». La figlia ha sparato al nipote con uno dei tre fucili da caccia di proprietà di Giuseppe che l'uomo teneva in casa, nascosti in un armadietto, ma non inaccessibili. 

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 12:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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