Grasso incontra la famiglia Cucchi
e si commuove: «La morte
di Stefano non dev'essere vana»

Mercoledì 5 Novembre 2014
Grasso incontra la famiglia Cucchi e si commuove: «La morte di Stefano non dev'essere vana»
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Il presidente del Senato Pietro Grasso ha incontrato i familiari di Stefano Cucchi, il geometra romano morto nel 2009 dopo una settimana di detenzione.

«Bisogna far sì che la morte di Stefano non sia stata vana e costruire una società che rispetti diritti dei più deboli: ciò deve fare uno Stato che si definisce civile», ha detto Grasso dopo l'incontro.

«Lo Stato che rappresento - ha aggiunto Grasso - farà tutto il necessario affinchè in futuro non accada mai più una cosa simile.

Non si può tollerare che chi è in custodia dello Stato possa vedere annientata la propria vita Cercheremo di sensibilizzare tutti i rappresentanti istituzionali per fare e luce sulla vicenda che ci colpisce così tanto e andare verso la verità».

Il presidente ha sottolineato come sia «stato un incontro privato e istituzionale nato dall'esigenza di vicinanza e solidarietà che ci è stata rappresentata dalla famiglia». Accompagnando i genitori e la sorella di Stefano Cucchi, Grasso si è anche commosso: «Mi sono commosso incontrando la famiglia Cucchi: la morte di Stefano è una vicenda che ci colpisce in maniera molto forte».

Ilaria Cucchi: «Io e la mia famiglia presi in giro per cinque anni». «In questi giorni ci sono dei segnali importanti e di svolta ma per cinque anni io e la mia famiglia siamo stati presi in giro». Lo ha detto Ilaria Cucchi a margine dell'incontro con il presidente del Senato Pietro Grasso. «Oggi - ha aggiunto - la seconda carica dello Stato ha detto che è inaccettabile ciò che è accaduto. Noi continuiamo a credere nella giustizia. Sia chiaro che io non voglio che sia trovato un capro espiatorio, ma la verità».

Ilaria ha detto di stare «andando in Procura per presentare un esposto contro il professor Paolo Albarello per avere commesso falsità in una perizia». Paolo Albarello fu consulente dell'accusa nel processo di primo grado: sua la perizia che attribuì le responsabilità della morte ai medici del Pertini, che poi furono condannati. La perizia sancì che Stefano morì in ospedale per fame e sete. Già all'epoca del primo processo Ilaria Cucchi lamentò il fatto che, dichiarò, «il professor Albarello aveva detto intervistato da Canale 5 che il suo compito sarebbe stato quello di dimostrare la totale responsabilità dei medici, e questo ancor prima di iniziare le operazioni peritali».

La sorella di Stefano Cucchi ha poi concluso: «Se c'è qualcuno che sa, parli e spezzi la catena. Come ci è stato chiesto dal procuratore capo di Roma Pignatone porteremo elementi nuovi e di verità. Mi auguro che sulla morte di Stefano finalmente si faccia giustizia».

Uno degli agenti assolti: «Arrivò già con i segni, indagare i carabinieri». «Io ho ricevuto Cucchi alle 13:30. Lo hanno accompagnato da noi i carabinieri dopo l'udienza di convalida. Durante il passaggio di consegne, si fanno le domande di prassi: come stai fisicamente, hai qualche problema, ecc. Cucchi rispose al mio collega di avere mal di testa e immediatamente io chiamai il dottor Ferri. Fu lui a notare che, oltre ai segni, aveva anche un livido sullo zigomo. Gli chiese come mai e Stefano rispose di essere caduto dalle scale. Si rifiutò di farsi visitare. Ferri gli somministrò una pillola per il mal di testa. Poi rientrò in cella. E dopo un'ora lo vennero a prendere i colleghi per portarlo a Regina Coeli».

Questo il racconto al Fatto Quotidiano di Nicola Minichini, uno degli agenti della polizia penitenziaria assolti nel processo per la morte di Stefano Cucchi. Commentando la possibilità che la procura di Roma riapra le indagini, Minichini dice: «Io me lo auguro e mi auguro che possano trovare qualcosa. Sarebbe ora di allargare gli orizzonti. Non so perchè finora la Procura non ha avuto lo stesso accanimento nei confronti dei carabinieri, che lo hanno arrestato e avuto in consegna prima di noi».

«Io non ho visto il pestaggio, se c'è stato io non c'ero. Quello che so per certo è che da noi non è successo niente», poi però aggiunge, che «lo dicono le sentenze, non lo dico io. Per quanto mi riguarda, quei segni sotto gli occhi potevano anche essere il risultato dell'eccessiva magrezza». Minichini chiede «giustizia», «per la famiglia Cucchi e per la mia. Senza un colpevole - conclude - agli occhi dell'opinione pubblica sarò sempre quello del caso Cucchi».

Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 12:33

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