Dall'Europa 600 milioni per i "danni" della globalizzazione, all'Italia 60

Mercoledì 8 Marzo 2017 di Luca Cifoni
Marianne Thyssen
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Il nome suona piuttosto ambizioso: "Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione". Concretamente, è un tentativo della Ue di indirizzare una piccola parte delle proprie risorse verso le situazioni di crisi sociale, legate alle grandi trasformazioni del mondo produuttivo. Il Feg, nato nel 2017, ha erogato in questi 10 anni circa 600 milioni come cofinanziamento (con una quota fino al 60 per cento) di interventi nazionali per il reinserimento di lavoratori che hanno perso il posto in settori particolarmente in difficoltà. Le persone aiutate sono state complessivamente circa 140 mila.

Come sono stati distribuiti i soldi? Se si guarda ai Paesi membri, i tre che hanno sfruttato di più il Feg sono Francia, Irlanda e Danimarca. Segue l'Italia con una somma di circa 60 milioni destinata a 12.800 lavoratori e dunque una quota del 10 per cento (a fronte di contributi totali al bilancio Ue che valgono il 12-13 per cento). Gli interventi hanno riguardato crisi come quelle di Merloni, De Tomaso, Whirpool, Alitalia e interi settori come il tessile e le costruzioni all'interno di specifiche Regioni.

«Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è una delle manifestazioni più concrete della solidarietà europea - ha commentato Marianne Thyssen, commissaria responsabile per l'occupazione e gli affari sociali - ha un evidente valore aggiunto poiché completa i meccanismi nazionali di sostegno ai lavoratori coinvolti nei licenziamenti collettivi e finanzia misure adeguate alle loro esigenze specifiche aiutandoli a ripartire»
Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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