Dj Fabo, Parlamento sotto accusa. «Grazie a chi mi ha tolto dall'inferno, ce l'ho fatta senza l'aiuto del mio Stato»

Martedì 28 Febbraio 2017 di Claudia Guasco
Dj Fabo, Parlamento sotto accusa. «Grazie a chi mi ha tolto dall'inferno, ce l'ho fatta senza l'aiuto del mio Stato»

dal nostro inviato
PFAFFIKON (Zurigo)
Ora del decesso: 11,40. Fabiano Antoniani - Dj Fabo fino a giugno 2014, quando un incidente l'ha inchiodato in un letto - è morto ieri mattina in una linda clinica in Svizzera, schiacciando con i denti il pulsante che ha rilasciato i farmaci. Due notti di degenza, le visite, i colloqui con gli psicologi e la volontà di andare fino in fondo: «Lasciatemi andare», ha ripetuto fino all'ultimo, senza tentennamenti.
 

 

Le sue ultime parole sono state un omaggio a chi lo ha aiutato: «Ringrazio chi mi ha sollevato da questo inferno di dolore». Ma anche un'accusa a chi lo ha lasciato solo: «Sono qui senza l'aiuto dello Stato». E la sua morte divide la politica, che si dimostra incapace di rispondere al grido di sofferenza del disc jockey.

«SE NE È ANDATO SERENO»
La clinica della buona morte è a una ventina di chilometri da Zurigo, un cubo di cento metri quadri in muratura e laminato blu immerso nel verde di Pfaffikon. Sembra un confortevole alberghetto svizzero, se non si pensa a ciò che accade all'interno. E anche dentro ogni particolare dà conforto: le pareti chiare, il letto spazioso, la musica che acompagna l'ultimo respiro.

Qui ogni anno vengono a morire centinaia di persone, a novembre 2011 la scelse come ultima meta anche il direttore del Manifesto Lucio Magri. Per Dj Fabo rappresentava la liberazione da un'esistenza che non considerava più tale: cieco e tetraplegico, ha implorato più volte di tornare libero, chiedendo aiuto a tanti, fino all'ultimo appello rivolto al presidente della Repubblica Mattarella: «Fatemi uscire da questa gabbia».

L'ennesimo rinvio delle norme sul biotestamento lo hanno convinto a rompere gli indugi e sabato scorso è partito per Pfaffikon, accompagnato in auto da Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni. Un giorno e mezzo per morire secondo il protocollo della clinica Dignitas, che prevede le visite dei medici e una valutazione psicologica, l'assistenza dei volontari e l'abbraccio di chi lo ama.

Voleva andarsene senza dolore, tornare a volare e così è stato, racconta Cappato: «Sono sicuro di aver fatto la cosa giusta. Fabiano è morto sereno, è ciò che desiderava. E' stata dura ma ha avuto la sua libertà».

«UN ESEMPIO PER TUTTI»
Fabo era uno spirito libero, lo ricordano gli amici, non si rassegnava alla sua prigionia.
Non vedeva, non si muoveva, usciva di rado accompagnato in sedia a rotelle dalla fidanzata Valeria. Leonardo Tumiotto, ex nuotatore diventato dj, ha messo i dischi con lui la sera dell'incidente.

«Spesso mi torni in mente Fabo, quella maledetta notte suonammo insieme, fianco a fianco, un disco te, un disco io, risate, felicità. Ci siamo salutati, era notte fonda. Un abbraccio, un saluto, poi il tragico incidente, il buio, la vita cambia in un attimo. Sei un esempio per tutti quelli che ti circondano», è il suo ultimo messaggio all'amico.

«ORA SEI IN PACE»
Posta una foto di Fabiano in consolle, la cuffia attorno al collo, le braccia tatuate: «Ciao Fabo. Suona con gli angeli. Ora sei in pace». Fabiano, è il ricordo di chi gli è stato accanto negli ultimi due anni e mezzo di dolore, «è stato un grande nella vita e nella morte».

Per lui «massimo rispetto», gli rende merito Beppino Englaro, il papà di Eluana. Ma c'è chi non nasconde che la sua scelta è stata «una sconfitta per tutti, perché vuol dire che non siamo riusciti a fare abbastanza e a dare sollievo a lui e ai suoi familiari», afferma Maurizio Scassola, numero due della Federazione nazionale degli Ordini dei medici.
Chi cura, spiega, «non può favorire nessun atto che possa provocare la morte, come precisa il codice deontologico.
Sulla contrarietà all'eutanasia da parte dei camici bianchi non ci sono dubbi. La nostra reazione alla vicenda è quella di una grande partecipazione al dramma personale e al dolore della famiglia. Per noi rimane inaccettabile, però, qualsiasi atto di accompagnamento attivo alla morte da parte di un medico».

Ultimo aggiornamento: 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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