ROMA — Un nome è rimasto scolpito nella loro memoria, i volti invece sono tanti.
SALVINI LAMENTA
IL MANCATO SOSTEGNO
ALLA MARINA MILITARE
A confermare le loro parole, ci sono i referti dei medici dell’ospedale di Catania. Mentre i ragazzini, che hanno lasciato la nave cinque giorni fa, hanno ripercorso le torture subite in Libia: «Litigavano tra loro per spartirsi i gruppetti di profughi. Uno ha sparato un colpo in aria e il proiettile mi è entrato nella spalla destra. Non ho mai potuto operarmi e ora non riesco a chiudere le dita della mano», ha riferito a verbale uno dei migranti.
Le loro parole, per gli inquirenti, confermano la versione dei 13 profughi fatti sbarcare dal pattugliatore della Guardia costiera il 16 agosto, subito dopo l’intervento di soccorso e ricoverati negli ospedali di Lampedusa e di Porto Empedocle.
I RETROSCENA
Hanno riconosciuto i quattro scafisti dalle fotografie scattate a bordo dagli agenti della Squadra mobile: «Il numero 78, il 109, il 36 e il 34 - hanno detto senza esitazioni - guidavano loro l’imbarcazione. Uno aveva in mano una bussola e l’ha gettata in mare quando si sono avvicinate le motovedette per soccorrerci».
Le testimonianze dei migranti hanno permesso alla Dda di Palermo di stringere le manette ai polsi di tre egiziani e un bengalese, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, violenza sessuale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e procurato ingresso illegale in Italia. I quattro, dopo l’autorizzazione allo sbarco arrivata dal Viminale solo sabato notte, erano stati portati insieme agli altri nel centro di accoglienza di Messina. Si nascondevano tra i profughi, gli inquirenti li hanno identificati e portati nel carcere di Gazzi. Sarà il gip di Messina a interrogare gli scafisti e a decidere se convalidare o meno il fermo disposto dai pm.
Hanno riconosciuto i quattro scafisti dalle fotografie scattate a bordo dagli agenti della Squadra mobile: «Il numero 78, il 109, il 36 e il 34 - hanno detto senza esitazioni - guidavano loro l’imbarcazione. Uno aveva in mano una bussola e l’ha gettata in mare quando si sono avvicinate le motovedette per soccorrerci». Le testimonianze dei migranti hanno permesso alla Dda di Palermo di stringere le manette ai polsi di tre egiziani e un bengalese, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, violenza sessuale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e procurato ingresso illegale in Italia.
I quattro, dopo l’autorizzazione allo sbarco arrivata dal Viminale solo sabato notte, erano stati portati insieme agli altri nel centro di accoglienza di Messina. Si nascondevano tra i profughi, gli inquirenti li hanno identificati e portati nel carcere di Gazzi. Sarà il gip di Messina a interrogare gli scafisti e a decidere se convalidare o meno il fermo disposto dai pm.
IL FERMO
I migranti hanno fornito dettagli. Hanno raccontato che Abdusalem è sempre scortato da uomini armati. I suoi accoliti reclutano i passeggeri, intascano i soldi. Sarebbero sempre loro - come scrive la Dda di Palermo nel decreto di fermo - ad andare a caccia di profughi da traghettare e a sorvegliarli durante i mesi di prigionia nei campi libici, in attesa della partenza. Nei prossimi giorni verranno sentiti anche i migranti sbarcati sabato e ospiti del centro di accoglienza di Messina. Struttura che - dice il sindaco della città, Cateno De Luca - potrebbe essere abusiva.
IL TRIBUNALE DEI MINISTRI
Mentre prosegue l’inchiesta sui trafficanti, il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, attende da Agrigento le carte dell’indagine a carico del ministro Matteo Salvini, e del suo capo di Gabinetto, Matteo Piantedosi. Nei confronti di entrambi il procuratore Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella ipotizzano il sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, per avere atteso quasi dieci giorni prima di autorizzare lo sbarco dei migranti a bordo della Diciotti.
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I GIORNI TRASCORSI IN MARE
Dopo aver sostato al largo di Malta in attesa della comunicazione del porto italiano in cui sbarcare, martedì sera, i migranti a bordo della nave della Guardia costiera Diciotti sono approdati a Pozzallo.
COSA SONO LE ONG?
Una organizzazione non governativa (ONG) è un'organizzazione senza fini di lucro che è indipendente dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali. Sono organizzazioni impegnate in una vasta gamma di attività, spesso a carattere umanitario o sociale, possono costituire dei fronti per interessi politici, religiosi o di altro tipo. Tipicamente sono finanziate tramite donazioni, sebbene tutte quelle più grandi siano sostenute anche da denaro pubblico.
CHI È CAROLA RACKETE?
È un'ambientalista, attivista e comandante di nave tedesca, che lavora per l'organizzazione di ricerca e soccorso Sea-Watch. È diventata nota a livello internazionale quando, al comando della nave da salvataggio Sea-Watch 3, nel giugno del 2019 decise di forzare la chiusura del porto di Lampedusa e fu arrestata con l'accusa di resistenza a una nave da guerra e tentato naufragio.
Gli atti arriveranno mercoledì e, a quel punto, verranno inviati al Tribunale dei ministri, che avrà 90 giorni per compiere indagini preliminari, sentire il procuratore Patronaggio, interrogare Salvini e Piantedosi, e, infine, decidere se archiviare o restituire gli atti ai pm che, a quel punto, dovranno chiedere l’autorizzazione a procedere al Senato.
Le conseguenze politiche: è scontro al Senato tra la Lega e le opposizioni
Palazzo Madama, a maggioranza assoluta, potrà negare l’autorizzazione se reputasse che il ministro avesse agito per la tutela di un interesse dello Stato. Sul punto Salvini è categorico: «Questa inchiesta sarà un boomerang per i magistrati», ha detto ieri in un’intervista a Il Messaggero.