Di Maio-Salvini, intesa deficit/Pil al 2.4%: ​10 miliardi al reddito e via la Fornero «È la manovra del cambiamento»

Giovedì 27 Settembre 2018
Esultanza di Di Maio e dei ministri dal balcone di palazzo Chigi
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L'intesa c'è. «Accordo raggiunto con tutto il governo sul 2,4%. Siamo soddisfatti, è la manovra del cambiamento». Lo affermano i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

«Via libera anche alla pensione di cittadinanza che dà dignità ai pensionati», aggiunge il vicepremier Luigi Di Maio sull'intesa sulla Nota al Def.

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In manovra anche «il superamento della Fornero, chi ha lavorato una vita può finalmente andare in pensione liberando posti di lavoro per i nostri giovani, non più costretti a lasciare il nostro Paese per avere un'opportunità», annuncia il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.




«Oggi è un giorno storico! Oggi è cambiata l'Italia! Abbiamo portato a casa la Manovra del Popolo che per la prima volta nella storia di questo Paese cancella la povertà grazie al Reddito di Cittadinanza, per il quale ci sono 10 miliardi, e rilancia il mercato del lavoro anche attraverso la riforma dei centri per l'impiego», scrive il vicepremier Luigi Di Maio in un post su Fb.




«Per la prima volta lo Stato è dalla parte dei cittadini. Per la prima volta non toglie, ma dà. Gli ultimi - prosegue Di Maio - sono finalmente al primo posto perché abbiamo sacrificato i privilegi e gli interessi dei potenti. Sono felice. Insieme abbiamo dimostrato che cambiare il Paese si può e che i soldi ci sono».

Il vicepremier spiega poi come «nella Manovra del Popolo abbiamo inserito anche la pensione di cittadinanza che restituisce dignità ai pensionati perché alza la minima a 780 euro.
E con il superamento della Fornero, chi ha lavorato una vita può finalmente andare in pensione liberando posti di lavoro per i nostri giovani, non più costretti a lasciare il nostro Paese per avere un'opportunità».


«Non restano esclusi i truffati delle banche, che saranno risarciti con un Fondo ad hoc di 1,5 mld». E ancora: «Per la prima volta lo Stato è dalla parte dei cittadini, per la prima volta non toglie ma dà».

«Armati» di bandiere del movimento, militanti e parlamentari pentastellati si sono riuniti fuori dalla Camera per «festeggiare» l' intesa raggiunta sulla manovra. Molti senatori hanno fatto anche selfie e video per «far conoscere agli elettori i risultati raggiunti». Il gruppo di manifestanti sta sfilando davanti a Montecitorio diretto a Palazzo Chigi.

IL PREMIER
«Stiamo facendo del bene all'Italia e agli italiani». Lo scrive in un post il presidente del Consiglio Giuseppe Conte commentando la conclusione del Consiglio dei Ministri. «Vi garantisco che abbiamo lavorato con serietà e impegno per realizzare una manovra economica meditata, ragionevole e coraggiosa. È un intervento che migliorerà le condizioni di vita dei cittadini e assicurerà al nostro Paese una più robusta crescita economica e un più significativo sviluppo sociale» aggiunge. Conte ricorda inoltre che con questa manovra «abbiamo deliberato di realizzare tutte le riforme già annunciate, mantenendo fede agli impegni presi in tema di giustizia sociale. Introdurremo il reddito di cittadinanza, una seria riforma fiscale e - conclude - supereremo la legge Fornero».

IL RETROSCENA
Il silenzio del presidente Sergio Mattarella e del ministro del Tesoro Giovanni Tria, quest'ultimo in attesa della risposta dei mercati. L'altra faccia della «vittoria» della linea del M5S e della Lega, dei festeggiamenti in piazza dei ministri e dei parlamentari pentastellati, è fatta di bisbigli, preoccupazioni, e della grande attesa per la risposta, domani mattina, di Borse, Europa e spread. Con un punto fermo, che emerge in serata: il ministro del Tesoro Giovanni Tria resta al suo posto, ben sapendo che, nella sua scelta, può contare sulla piena sponda del capo dello Stato. Fonti del Quirinale smentiscono con decisione che tra Mattarella e Tria ci siano stati contatti anche se è risaputo che il Quirinale è sempre stato contrario alle dimissioni del titolare del Mef. C'è, poco dopo l'intesa raggiunto sul 2,4% del deficit/Pil, una telefonata tra Mattarella e il premier Giuseppe Conte, che arriva negli stessi momenti in cui Luigi Di Maio e i ministri M5S si affacciano dal balcone di Palazzo Chigi per celebrare il loro «trionfo», acclamati dai parlamentari pentastellati che, dalla congiunta, si spostano con tanto di bandiera a 5 Stelle, davanti Palazzo Chigi.

I ministri del Movimento scendono in piazza, assicurano che Tria non è in discussione, definiscono il ruolo di Conte «importantissimo» laddove, di fronte al timore della reazione dei mercati, Di Maio sottolinea: «Spiegheremo che ci sono così tanti investimenti in più che faranno crescere l'economia: saremo credibili». Proprio la previsione del «più consistente piano di investimenti pubblici che sia mai stato realizzato in Italia», come spiega Conte su facebook dopo il Cdm, sarebbe stato - secondo fonti del governo - un tassello importante nel convincere Tria. Tanto che, in Cdm, l'ok alla previsione del 2,4% del deficit/Pil per tre anni arriva all'unanimità, dato quest'ultimo, che piace molto alla Lega. Anche se Matteo Salvini sceglie di non metterci la faccia e lascia la piazza al M5S, forse temendo la reazione dell'elettorato del Nord, forse decidendo di assumere un atteggiamento più attendista in vista della reazione mercati. E, a quanto raccontano fonti di governo, ancor più prudente sarebbe stata la linea di Giancarlo Giorgetti nel corso del vertice della manovra, con il sottosegretario che avrebbe caldeggiato, invano, di non superare il tetto del 2,1%. Ma così non è stato e ora, il primo e il 2 ottobre, toccherà a Tria spiegarlo prima all'Eurogruppo e poi all'Ecofin.



LE REAZIONI
«La notizia della scellerata decisione di Lega-M5s di alzare il rapporto deficit/Pil 2019 al 2,4% sta girando nelle sale dei grandi investitori internazionali e ha già provocato il crollo dell'euro nei confronti del dollaro. Il declassamento del debito italiano nei prossimi giorni è dato ormai per scontato, con effetti collaterali su tutta l'eurozona». Lo afferma Renato Brunetta, deputato e responsabile del dipartimento di politica economica di Forza Italia.

Il target dell'Italia di un deficit al 2,4% del pil «è troppo alto». Lo afferma un funzionario europeo con l'agenzia Bloomberg. Secondo il funzionario, per vedere un miglioramento marginale per l'Italia
il rapporto deficit-pil dovrebbe essere intorno all'1,6%.





 

Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 09:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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