Consip, Tiziano Renzi interrogato: «Mai preso soldi, si è abusato del mio cognome»

Venerdì 3 Marzo 2017
Consip, Tiziano Renzi interrogato: «Mai preso soldi, si è abusato del mio cognome»
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«Mai preso soldi. Si è trattato di un evidente caso di abuso di cognome». Così Tiziano Renzi si è difeso davanti ai pm, secondo quanto riferito dal suo difensore Federico Bagattini, durante l'interrogatorio al quale è stato sottoposto nel pomeriggio a piazzale Clodio.

L'interrogatorio nell'ambito delle inchieste delle procure di Roma e Napoli su Consip è durato oltre tre ore.

Il padre dell'ex premier ha lasciato piazzale Clodio senza fare dichiarazioni. L'indagato è stato sentito con l'assistenza dell'avvocato Federico Bagattini dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. 

All'atto istruttorio ha preso parte anche il pm di Napoli Celeste Carrano, titolare, insieme con il collega John Henry Woodcock, degli accertamenti in corso nel capoluogo campano. Secondo i pm il padre dell'ex premier avrebbe aiutato l'imprenditore Alfredo Romeo a rafforzare i suoi rapporti in Consip in cambio della promessa di denaro.

«Il dottor Renzi ha risposto a tutte le domande» ed ha precisato di «non aver avuto alcun ruolo in questa vicenda», ha fatto sapere l'avvocato Federico Bagattini, aggiungendo che il suo assistito, ha negato di aver mai conosciuto né incontrato Alfredo Romeo e di essere mai stato in Consip. Nel corso dell'interrogatorio ha escluso anche di conoscere Denis Verdini. «Si è parlato anche di Verdini. Il dottor Tiziano Renzi non ha mai conosciuto il signor Verdini», ha aggiunto l'avvocato. E poi: «È stanco e provato, e non lo diciamo solo noi, perché questa vicenda non ha uno spettro esclusivamente giudiziario. Nel corso dell'interrogatorio ha negato di incontri avvenuti in ristoranti o bettole». 

«Le dichiarazioni di Marroni sono da valutare dal punto di vista della loro complessiva verosimiglianza», ha sottolineato Bagattini, in riferimento a quanto dichiarato ai pm di Napoli dall'ad di Consip su presunte pressioni fatte dal padre dell'ex presidente del Consiglio per «accontentare le richieste dell'imprenditore Carlo Russo» amico di Alfredo Romeo.


L'imprenditore Carlo Russo, interrogato al comando provinciale dei carabinieri di Firenze, non ha risposto ai pm Palazzi e Woodcock. Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere su indicazione dei suoi difensori, avvocati Gabriele e Marco Zanobini. «Intendiamo - spiegano i legali - far rispondere il nostro assistito quando saremo su un piano di parità ossia quando avremo piena conoscenza degli atti. Ora abbiamo solo un decreto di perquisizione». All'uscita dalla caserma, Russo si è allontanato a bordo di un taxi. A giornalisti e cameramen che gli chiedevano una dichiarazione si è limitato a rispondere: «Buona sera e buon lavoro».

Carlo Russo «si è avvalso della facoltà di non rispondere - hanno ancora spiegato gli avvocati Gabriele e Marco Zanobini - su nostra precisa scelta e indicazione. Come abbiamo spiegato ai magistrati, non è opportuno che il mio assistito risponda senza conoscere bene di cosa lo si indaga», «'al buio'», «abbiamo poche righe di motivazione nel decreto di perquisizione». «Ci riserviamo di rispondere - hanno proseguito i legali - quando saranno depositati altri atti che ci consentano di avere la stessa conoscenza del procedimento che hanno gli inquirenti, cioè quando raggiungeremo un piano di parità» processuale tra inquirenti e indagato.

Al momento, proseguono i difensori, «non riteniamo che si debba fare un processo nella fase delle indagini preliminari». Inoltre, dicono sempre gli avvocati Gabriele e Marco Zanobini, «dato che ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere, abbiamo dato indicazione a Russo di non rilasciare nessuna dichiarazione ai media per correttezza verso i magistrati e per rispetto nei loro confronti». L'interrogatorio si è svolto in un «clima disteso» mentre la permanenza di Russo e dei suoi difensori nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di Firenze è durata più del necessario per alcune questioni organizzative.

Carlo Russo è indagato in concorso con l'imprenditore Alfredo Romeo, Tiziano Renzi padre dell'ex premier Matteo Renzi, Italo Bocchino per 'traffico di influenze illecitè: avrebbe agito al fine di agevolare la società dello stesso Romeo per ottenere appalti dalla Consip utilizzando le proprie relazioni (di cui, scrivono i pm, vi è prova diretta) e le relazioni di Tiziano Renzi (con il quale lo stesso Russo appare aver agito di concerto). Russo, secondo i pm, sarebbe stato destinatario di somme di denaro nell'ambito di questa attività di relazioni.

Ultimo aggiornamento: 23:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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