Bloccato il concorso per cancellieri con 300mila candidati per 800 posti: spazio anche agli stranieri

Venerdì 2 Giugno 2017
Un'immagine del Tribunale
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Una situazione opposta a quella capitata per le nomine alla guida dei musei nazionali rischia di suscitare nuove polemiche. Finisce davanti ai giudici il concorso per cancelliere bandito dal ministero della Giustizia per 800 posizioni in tutti gli uffici giudiziari d'Italia: il tribunale di Firenze - come anticipa il Corriere della Sera - lo ha sospeso ordinando di ammettere alle prove i candidati comunitari e gli stranieri in regola col permesso di soggiorno che erano stati esclusi. Ma via Arenula ha impugnato la sentenza: la sentenza è prevista per martedì 6 giugno. La vicenda, che riguarda le prove per 800 posti da assistente giudiziario, richiama, specularmente, quella dei direttori dei musei: in quel caso i nominati sono stati «bocciati» dal Tar perché stranieri; il concorso per cancelliere, invece, è stato bloccato per lo stop imposto agli stranieri.

Più volte il guardasigilli Andrea Orlando aveva ricordato che da 20 anni non ne venivano banditi e che il concorso era una risposta alla cronica mancanza di personale amministrativo negli uffici giudiziari. Come lo stesso ministero indicava in una nota diramata l'8 maggio scorso, giorno di inizio delle prove proseguite fino al 24 maggio, le domande presentate dai candidati sono state 308.385: in 45 minuti, sono stati sottoposti a prova per test a risposta multipla fatta di 50 quesiti di diritto pubblico e diritto amministrativo. La platea dei partecipanti, spiegava inoltre il comunicato, era composta per il 61% da donne e il 39% da uomini; per il 47% da diplomati e il 53% da laureati; per il 68% da candidati del sud, il 21% del centro e l'11% del nord. Campania (65.227 candidati), Sicilia (62.479) e Lazio (39.006) le regioni più rappresentate. Nessuno straniero, però, perché il bando, all'art. 3 sui requisiti di ammissione, prevedeva il possesso della cittadinanza italiana.

Ed è stato proprio questo a provocare la battuta d'arresto. Una signora albanese, assistita dalla onlus L'Altro Diritto si è opposta. L'associazione, tramite il suo presidente, il professor Emilio Santoro, docente al Dipartimento scienze giuridiche dell'Università di Firenze, ha prima presentato, il 21 dicembre 2016, una diffida al ministero in cui si specificava che la richiesta della cittadinanza italiana costituisse una discriminazione vietata dalla normativa italiana e dai Trattati Ue. Risposte non ne sono arrivate ed è così partito il ricorso. Il 27 maggio, il tribunale di Firenze, sezione Lavoro, con un'ordinanza firmata dal giudice Stefania Carlucci in cui si richiama giurisprudenza della Cassazione e della Corte di Giustizia Ue, ha sospeso il concorso ordinando di ammettere con riserva non solo la signora Orkida, ma anche i candidati comunitari e quelli sprovvisti della cittadinanza italiana rientranti in una delle categorie previste dall'art. 38 del decreto legislativo 165/2001, che contiene le norme generali sull'ordinamento del lavoro nelle amministrazioni pubbliche e disciplina l'accesso degli stranieri.

Il giudice ha anche disposto «di sospendere la procedura concorsuale sino alla conclusione del giudizio di merito» così da permettere agli stranieri «di essere rimessi in termini per la presentazione della domanda e partecipare con riserva al concorso, alle prove preselettive e, se superate, alle prove selettive».
Ora la parola passa all'appello. In attesa di una soluzione anche un altro concorso del settore giustizia: quello per 400 agenti penitenziari svolto nell'aprile 2016. La storia è di tutt'altro tenore: alle prove furono scoperte gravi irregolarità che portarono all'apertura di un'inchiesta penale, tuttora in corso, e si attende che l'Avvocatura dello Stato si pronunci sulla validità degli esami svolti. Nel frattempo le carceri devono fare i conti con un pesante sotto organico.
Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 15:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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