Cassa Depositi taglierà il debito: Padoan studia il varo di una holding

Sabato 8 Aprile 2017
Cassa Depositi taglierà il debito: Padoan studia il varo di una holding
L'intenzione sarebbe quella di afferrare il toro per le corna. Dove il toro è l'enorme debito pubblico italiano, che il prossimo anno, secondo le stime della Commissione europea, sarà ancora sopra il 133% del Pil. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, vorrebbe dare un segnale forte, ben oltre lo zero virgola, comunque disatteso, degli ultimi piani di privatizzazione inseriti nei documenti di economia e finanza. La sforbiciata dovrebbe essere questa volta consistente, un abbattimento fino a cinque punti percentuali, 80 miliardi. Questo sarebbe l'obiettivo massimo. Quello minimo sarebbe comunque portare il rapporto tra il debito ed il Pil sotto la soglia del 130%, uno sforzo da almeno 40-50 miliardi. Nell'operazione taglia-debito un ruolo centrale dovrebbe averlo, ancora una volta, la Cassa depositi e prestiti. Un gruppo di lavoro comune tra i tecnici di Padoan e gli uomini della Cdp, è già da qualche tempo al lavoro sul progetto. Con due mandati chiari: il primo abbattere il debito, il secondo evitare che lo Stato perda il controllo delle società.
Un'operazione che tecnicamente si presenta tutt'altro che semplice. Una delle ipotesi prevede il conferimento direttamente alla Cassa delle società pubbliche ancora controllate dal Tesoro, da Enel alle Poste, da Finmeccanica, forse anche le Ferrovie. Una volta ottenute le partecipazioni, la Cdp emetterebbe azioni di risparmio con un rendimento garantito da collocare a investitori privati. Sulla carta semplice, ma nella realtà le complicazioni sono numerose. La prima riguarda il ruolo delle fondazioni bancarie, ancora azioniste della Cassa con il 18%. Per loro partecipare ad un aumento monstre di capitale sarebbe impossibile. Dunque sarebbero destinate a scomparire dall'azionariato della Cdp.
La seconda questione riguarda i sottoscrittori delle azioni di risparmio a cui andrebbe il rendimento garantito dai dividendi delle società pubbliche. Gli interessati potrebbero essere i fondi sovrani o i grandi investitori istituzionali. Ma lo statuto della Cassa prevede che, oltre al Tesoro, solo le fondazioni possono essere azioniste. L'ingresso dei fondi nella Cdp, anche con pochi diritti di governance, potrebbe essere politicamente delicato da affrontare.
Un'altra strada sarebbe quella di conferire le società pubbliche ad un veicolo, un contenitore, controllato sempre dal Tesoro. Sarebbe poi questa holding di partecipazioni ad emettere le azioni di risparmio con rendimento garantito che, a questo punto, potrebbero essere sottoscritte direttamente dalla Cassa depositi e prestiti. La Cdp avrebbe il vantaggio di avere un rendimento sul risparmio postale superiore a quello garantito dal Tesoro tramite il conto di tesoreria. Ad ottenere vantaggi dall'operazione sarebbero i sottoscrittori dei buoni e dei libretti e non i fondi internazionali. Ci sarebbe però un problema per il Tesoro, che utilizza i soldi del conto di tesoreria per finanziare la sua attività.
Non è ancora chiaro se nel Def che sarà approvato martedì ci sarà un cenno all'operazione, anche se l'intenzione del governo sarebbe quella di avviare tutta la macchina entro la fine dell'anno per dare un segnale all'Unione europea che sul debito è pronta ad aprire una procedura d'infrazione.
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Ultimo aggiornamento: 11:20

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