Voto estero, la Consulta boccia il ricorso. Ma spuntano schede "vuote"

Giovedì 22 Febbraio 2018 di Angela Pederiva
Antonio Guadagnini
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VENEZIA La spallata veneta non scuote il voto all'estero. Ieri la Consulta ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale di varie disposizioni della legge Tremaglia, che era stata sollevata dal Tribunale di Venezia su ricorso del consigliere regionale Antonio Guadagnini e dell'emigrante Pier Michele Cellini. Un vizio procedurale ha impedito alla Corte di entrare nel merito della causa, come invece avrebbero voluto i promotori, determinati a dimostrare la vulnerabilità del meccanismo elettorale attraverso le schede di cui sono entrati in possesso.

In vista dell'udienza davanti alla Corte Costituzionale, nei giorni scorsi Guadagnini aveva postato su Facebook un video in cui mostrava quattro schede elettorali (due per la Camera e altrettante per il Senato) della circoscrizione estero. «Le ho ottenute senza troppa difficoltà grazie ad amici che risiedono nell'Europa dell'Est - ha poi spiegato il capogruppo di Siamo Veneto - a dimostrazione del fatto che nessuno è in grado di garantire la regolarità del voto fuori dai confini nazionali, dove gli elettori non vanno in regolari seggi ma ricevono i plichi a casa, senza che nessuno possa vigilare sul rispetto delle norme». Per questo nell'ottobre del 2016, in previsione del referendum costituzionale del 4 dicembre, i due veneti si erano rivolti al Tribunale di Venezia contro la Presidenza del Consiglio dei ministri e i ministeri dell'Interno e degli Esteri. Il giudice della terza sezione civile Silvia Barison aveva così sollevato la questione di legittimità costituzionale, per contrasto con i princìpi della sovranità popolare, della personalità, libertà e segretezza del voto, della effettività del voto all'estero. «Il voto per corrispondenza presenta tali e tante ombre da far persino dubitare che possa definirsi voto», aveva sottolineato il magistrato.

 Dubbi che inevitabilmente si erano riflessi sulle prossime Politiche. Proprio in considerazione dell'imminenza delle elezioni, la Consulta ha voluto anticipare con un comunicato il contenuto dell'ordinanza, le cui motivazioni saranno depositate in un secondo momento. «Secondo la Corte si legge nella nota nel contesto di una procedura referendaria è inammissibile chiedere in via preventiva al Tribunale di sollevare la questione di costituzionalità di leggi elettorali. In questo caso, infatti, non esiste una zona franca che giustifichi un tale accesso preventivo e diretto. Difatti, la legge sul referendum, e il successivo regolamento di attuazione, prevedono espressamente che contro le operazioni di voto si possa proporre reclamo davanti all'Ufficio centrale per la circoscrizione estero e che, successivamente, possa intervenire anche l'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, organo legittimato a sollevare l'incidente di costituzionalità. Questo errore di percorso ha impedito alla Corte di entrare nel merito».

Inoltre la Consulta ha respinto la richiesta di acquisire agli atti l'email scritta da una cittadina italiana residente a Buenos Aires, che denunciava possibili brogli («Mi stanno informando che le schede arrivano già indicando a chi si deve votare»). «Noi discutiamo non di quello che astrattamente c'è scritto nella legge del 2001, ma della sua operatività, rispetto alla quale le notizie di questi giorni sono di cronaca nera, non di cronaca bianca», ha commentato l'avvocato Mario Bertolissi, legale di Cellini e Guadagnini, il quale da parte sua ha detto: «Se questa è la democrazia italiana, faccio bene ad essere indipendentista.

Ad ogni modo ci riproveremo, dopo le Politiche».

Ultimo aggiornamento: 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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