Salvini, il selfie con Nutella sui social è un boomerang. Lui: «Non posso mangiare?»

Giovedì 27 Dicembre 2018 di Simone Canettieri
Salvini, il selfie con Nutella sui social è un boomerang. Lui: «Non posso mangiare?»
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Dal balcone dei genitori, nella periferia milanese e lontano centinaia di chilometri da quello di Palazzo Chigi caro ai grillini, Matteo Salvini annuncia in tarda serata, tra il serio e il faceto, che se la «Nutella è il problema» d'ora in poi mangerà «pane, burro e marmellata».


La polemica social intanto ha avuto la giusta lievitazione, in una giornata politica abbastanza magra. Piccola cronistoria. Di prima mattina, il ministro dell'Interno si scatta il solito selfie gastronomico: «Il mio Santo Stefano comincia con pane e Nutella, il vostro?». La foto - nel giorno del terremoto a Catania e soprattutto a 24 ore dall'agguato di ndrangheta a Pesaro - va subito di traverso a una fetta, è il caso di dirlo, di rete e alla minoranza. «Un selfie demenziale», per il governatore e candidato alla segreteria Pd Nicola Zingaretti. «Si deve dimettere», urlano i redivivi Verdi.
 


LA SFIDA
Un caso virale, l'ennesimo, che costringe Salvini in serata a ritornarci su, girando, sempre per rimanere in cucina, la frittata: «Un pensiero ai politici ed ai giornalisti di sinistra che vivono male anche durante le feste. Pensare che oggi per molti siti il problema era Salvini che fa colazione con pane e Nutella. Avete dei problemi. C'è gente che ha rubato e mangiava caviale e champagne».

E se da una parte la crema spalmabile sembra diventare un altro topos strappato agli avversari (per Gaber «la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra»; per non citare il quasi tuffo di Nanni Moretti in un maxi barattolo nel film Bianca) si fa sempre più largo il sovranismo alimentare nella propaganda del leader del Carroccio.

Una foto continua a tirare l'altra, come le ciliegie: pizza salame piccante e cipolla, sorbetto al mandarino («Taaac, con un vecchio amico milanese»), tortellini freschi emiliani e ragù con la salsiccia. E anche qui subito un'altra bega, su cui è ritornato ieri Salvini: «Non mi piace il brodo, i tortellini li mangio con il ragù. E allora?». La ricerca dell'empatia dunque - o della connessione sentimentale - passa dal cibo, superando le «lacrime», tabù ormai abbattuto dei politici di casa nostra. Non portano più clic.

E allora si va avanti così: pizza e birra la notte dell'accordo sulla manovra (intervallata però anche da un blitz a base di sushi), ravioli al Castelmagno e carciofi e un bicchiere di rosso durante la partita del Milan. Un menù lungo e dettagliato dato in pasto ai critici e agli ammiratori forti del motto «io sono un ministro, e sono uno di voi, e faccio cose normali, come voi». Dunque magno ergo sum, come direbbero a Roma. Un virus che ha contagiato anche l'alleato del M5S. Proprio Luigi Di Maio, in quello specchio senza fondo che è Instagram, in 48 ore ha postato gli «struffoli» natalizi direttamente da Pomigliano (tenendo lontano dall'obiettivo il padre) e, prima ancora, la notte della Vigilia un «megababbà a forma di Vesuvio». Populismo e sovranismo alimentare, appunto.

NO CHAMPAGNE
Vietate le ostriche e lo champagne, solo cibi italiani.
Salvini si muove in autonomia da tempo nella Repubblica degli chef, per citare un libretto di Guia Soncini, anche all'insaputa della «bestia», la macchina del consenso social gestita da Luca Morisi. Che non a caso, lo scorso 8 dicembre, confessò di aver appreso la foto della pasta al ragù dalla rete, cioè solo dopo pubblicata. L'ultima frontiera del governo gialloverde dunque è questa: l'empatia mangereccia. In una perenne commistione e digestione tra pubblico e privato, con il personale che diventa politico. L'attacco è dietro l'angolo. E allora «io non sono un influencer, e non vengo pagato dai marchi, ma mangio cose italiane». Un'overdose continua. La competizione tra Luigi e Matteo passa anche da qui: foto del piatto e didascalia con il classico e voi amici cosa state mangiando?. Avanti così, senza paura della bilancia (forse espressione dei tecnocrati?) sperando, che dopo la manovra, al popolo non rimangano le brioches.

Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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