Renzi: discussione chiusa, voto nel 2018. Ora allargare il Pd

Sabato 10 Giugno 2017 di Marco Conti
Renzi: discussione chiusa, voto nel 2018. Ora allargare il Pd
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«Ora è cambiato tutto, si va sino al 2018». Matteo Renzi si prepara a tre settimane di vacanza e saluta al Nazareno i suoi più stretti collaboratori. La sintesi che fa di una settimana molto travagliata finisce con l'attribuire al M5S la responsabilità dell'affossamento della legge elettorale e anche delle elezioni a settembre. «C'era un accordo che forse avrebbe anche portato a votare il 24 settembre e i grillini lo hanno fatto saltare», raccontava ieri mattina ai suoi il segretario del Pd. Ora, per come sono andate le cose in aula, «giochi chiusi, non c'è più ragione per votare prima». «E perchè? Questo è il nostro governo, dovremmo andare a votare solo perchè lo chiedono loro!».

Si va avanti, quindi, «perchè ora tutti voteranno tutto» sostiene l'ex premier riferendosi forse ai centristi di Alfano e più direttamente anche al ministro Calenda che «si è convinto, anche lui, che l'Iva non va aumentata». Alla scadenza si voterà con il Consultellum così com'è. D'altra parte nessuno vuole un decreto per armonizzare le due leggi elettorali. Tantomeno Renzi che pensa non serva. L'altra sera persino il Quirinale lo ha escluso e sul suo blog il costituzionalista Stefano Ceccanti scrive che «la materia elettorale è tra quelle a riserva di Assemblea in cui la decretazione sarebbe preclusa».

OMOGENEO
Anche Renzi attende i risultati delle amministrative di domani sera per vedere se ci sono contraccolpi al flop di giovedì. Martedì prossimo si tornerà in Parlamento, o meglio in Commissione, laddove è finito il sistema tedesco dopo la bocciatura. Le possibilità di una resurrezione sono pressoché anche se nessuno vuole deludere il Quirinale che da tempo si batte per evitare che il Paese vada a votare con due sistemi elettorali poco omogenei. Diversi i sistemi in Italia lo sono sempre stati, ma ciò che preoccupa coloro che hanno - dentro e fuori il Parlamento - affossato il sistema tedesco è ancora una volta lo sbarramento che il Consultellum fissa all'8% al Senato.

I renziani fanno però muro, temendo che l'eventuale decreto, seppur negato anche ieri, resti comunque sullo sfondo pronto a trasformarsi, magari tra qualche settimana o mese, nello strumento per costringere il loro segretario ad un accordo. Una sorta di cavallo di Troia per far passare l'unico sistema elettorale che potrebbe avere i numeri in Parlamento grazie all'apporto di FI, Ap, SI e Mdp e forse di un pezzo del Pd: un proporzionale con sbarramento al 3% e premio di coalizione, considerato dal segretario del Pd peggio del Consultellum.

Renzi, che dice di aver archiviato l'idea di un voto a breve, lascia ad Emanuele Fiano il compito di verificare se possono esserci nuovi spiragli, ma «non sono ottimista». E poi, dopo aver accusato Grillo del fallimento dell'accordo a quattro, aggiunge: «Non farò una legge contro M5S». La posizione liquidatoria di Grillo sulla legge elettorale serve all'ex premier per evitare di infilarsi in una trattativa tra super-proporzionalisti. Il sistema, frutto delle due sentenze della Consulta, ha infatti per Renzi almeno il vantaggio del premio alla Camera per chi raggiunge il 40% e dello sbarramento altissimo al Senato.

Renzi ora si attesta sulla linea della piena fiducia e sostegno a Paolo Gentiloni senza però concessioni né sul programma di governo né alla vocazione maggioritaria del Pd alla quale si sono richiamati Prodi, Veltroni e Napolitano contestando l'impianto proporzionale del tedesco. Archiviato il tedesco, torna il Consultellum con le coalizioni e si rimescolano anche le carte alla sinistra del Pd. Ieri mattina Beppe Sala ha incontrato Renzi al Nazareno accompagnato da Maurizio Martina. Giuliano Pisapia ora chiede le primarie del centrosinistra («poi vediamo chi le vince») lavorava per mettere insieme tutti i cespugli della sinistra per superare il 5%, riprende a dialogare a modo suo con il Pd nel tentativo di superare l'8%. «E' cambiato tutto - spiegava ieri mattina Renzi sulla porta del suo ufficio - con il Consultellum Fratoianni e D'Alema forse lo fanno il 3%, ma Pisapia dove va? Scelga dove stare».

Niente alleanze con gli ex Pd, quindi, ma intesa elettorale modello Ulivo aperta sia a destra che a sinistra.

Nomi più che sigle e partiti, è l'obiettivo di Renzi che di elezioni anticipate non vuol più sentir parlare: «Tanto prima o poi anche in Italia si dovrà votare».

Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 18:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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