Pace fiscale per rottamare la Fornero: piano dei due vicepremier per quota 100

Martedì 7 Agosto 2018 di Marco Conti
Il vicepremier Di Maio con Giancarlo Giorgetti
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Seconda puntata domani a palazzo Chigi. Di nuovo intorno ad un tavolo il vicepremier Di Maio, il premier Conte, il sottosegretario Giorgetti, i ministri Savona e Moavero e il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Assente, come al primo appuntamento il vicepremier e ministro dell'Interno Salvini ancora in vacanza. Obiettivo del summit avviare, in modalità partecipativa, l'iter della legge di Bilancio evitando l'assedio al Mef.

LA PENURIA. «Strada in salita», l'ha definita di recente Giorgetti e nervi a fiori di pelle sulle grandi opere che piacciono poco al M5S perchè «fonti di ruberie». Clima teso e poche risorse. Nei giorni scorsi il responsabile del Mef aveva dato una disponibilità di venti miliardi per la manovra. Cifra modesta rispetto alle attese dei partiti che non contempla la sterilizzazione dell'Iva (costo 12,3 miliardi). Per aumentare le risorse a disposizione, malgrado i forti maldipancia del M5S, si punta ora sul condono fiscale da tempo proposto dalla Lega e che dovrebbe rottamare con mega sconti (si dovrebbe pagare solo il 25% del dovuto) sia le cartelle esattoriali sino a 100 milioni che le liti fiscali in corso. Gettito previsto una dozzina di miliardi in due anni che dovrebbero servire per modificare la legge Fornero.

In sostanza si potrà andare in pensione quando la somma tra gli anni e l'anzianità lavorativa toccherà cento, anche se ci sarà una soglia minima - 64 anni - sotto la quale non si potrà andare in pensione. Costo, 4 miliardi. Ma le richieste non sono tutte qui perchè occorrerà attendere i dossier chiesti ai singoli ministeri. Per ora si parla di una manovra da 26-27 miliardi. Ciò che però preme molto a Di Maio e Salvini è che nella legge di Bilancio ci sia anche una spruzzatina di flat tax e di reddito di cittadinanza. La prima verrebbe indicata come misura da attuare gradualmente e come motivo del nuovo condono fiscale - poco gradito al M5S - che azzera i contenziosi e permetterebbe al contribuente un nuovo rapporto con il fisco. Le risorse che, attraverso i fondi europei, verranno destinate ai centri per l'impiego rappresenteranno invece la base per avviare il reddito di cittadinanza.

Ovviamente domani si continuerà a ragionare a bocce ferme. Ovvero senza conoscere il giudizio che daranno le agenzie di rating del debito italiano nè quale sarà di preciso il margine di flessibilità che Bruxelles concederà all'Italia. Soprattutto i partiti sono in attesa di conoscere quale sarà la correzione alle stime di crescita anche alla luce delle fosche valutazioni proposte dall'Istat. Ieri Di Maio ha nuovamente sostenuto che i parametri Ue non devono essere «un modo per non fare le cose». Affermazioni più soft rispetto al collega Salvini, ma comune volontà di prendersi comunque dalla Commissione quanto più margine possibile evitando le correzioni che Bruxelles ha già chiesto all'Italia. In attesa del braccio di ferro in Europa, i leader dei due partiti alleati continuano a discutere a distanza delle grandi opere sostenendo che prima o poi troveranno un'intesa. INel frattempo però la tensione resta alta e il leader del Carroccio deve ora vedersela anche con l'ex alleato azzurro che ha oramai imbracciato lo scettro dell'opposizione, come dimostra l'iniziativa presa da Antonio Tajani, vicepresidente di FI, che domani sarà sul cantiere della Torino-Lione per cercare di dar fiato e sostegno ai pro-Tav.

L'avvio di una competition interna al centrodestra rischia di irrigidire ancor più Salvini e accentuare lo scontro nella maggioranza. Sul piatto non c'è infatti solo la Tav, ma anche il gasdotto Tap, l'Ilva e la stessa Alitalia per la quale si immagina un nuovo salvataggio pubblico con denaro che dovrebbe essere di nuovo Tria a trovare. E' molto probabile che anche di questo si parlerà nel vertice di domani che probabilmente non sarà l'ultima prima del varo della manovra. Tria ha bisogno di offrire ai mercati il senso di un governo unito e consapevole delle difficoltà di finanza pubblica che ha l'Italia. Non è detto però che il clima di concordia possa reggere sino alla fine e chissà se le ripetute assenze di Salvini non servano proprio a tenersi le mani libere.
 
Ultimo aggiornamento: 16:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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