Migranti, missione anti-sbarchi in Libia. Pinotti: se attaccati risponderemo

Sabato 29 Luglio 2017 di Marco Conti
Migranti, missione anti-sbarchi in Libia. Pinotti: se attaccati risponderemo
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Il via libera in Consiglio dei ministri alla missione di supporto alla guardia costiera libica era scontato. Meno la nota di chiarimento che Paolo Gentiloni ha sollecitato al governo libico prima di riunirsi con i ministri. La presunta frenata di Tripoli del giorno prima e riportata da molti media arabi, andava verificata. Alle conferme telefoniche è seguita una nota scritta del Consiglio presidenziale di governo di accordo nazionale, con tanto di conferma della «richiesta al Governo Italiano di un sostegno tecnico, logistico e operativo, per aiutare la Libia nella lotta al traffico di esseri umani e salvare la vita dei migranti».

LE AUTORITA'
Non solo, «questi sforzi - si legge nella dichiarazione - potranno prevedere anche la presenza di navi italiane che potranno operare dal porto di Tripoli, solo per questa ragione e in caso di necessità». A seguire la precisazione che dovrebbe tranquillizzare coloro che temono per la sovranità territoriale libica: «Non si accetterebbe nessuna interferenza senza un'autorizzazione preventiva e con un coordinamento con le autorità libiche all'interno del territorio e delle acque territoriali libiche». Precisazioni che spostano poco la sostanza ma che servono molto al primo ministro libico Fayez al Serraj che, dopo l'incontro di Parigi avverte la pressione del generale Haftar e dei tanti capi tribù.

Consapevole delle molteplici sensibilità libiche, dopo il via libera dato dal Consiglio dei ministri alla missione, Gentiloni si presenta in conferenza stampa con un supplemento di prudenza: «Abbiamo approvato né più né meno quanto richiesto dal governo libico». Invio contenuto di flotte «a supporto del lavoro della guardia costiera libica» con l'obiettivo che la missione possa dare «un contributo significativo a rafforzare la sovranità libica. Non è iniziativa contro la sovranità libica». Più volte Gentiloni sottolinea il lavoro che l'Italia sta facendo in Libia per aiutare la stabilizzazione. La lotta ai mercanti di esseri umani è per il premier un tassello di una collaborazione che si svolge in molti «altri settori economici e umanitari». Anche perchè, spiega in serata la ministra della Difesa Roberta Pinotti: «La guardia costiera libica ha a che fare con scafisti molto agguerriti e che sparano. E noi, se attaccati, risponderemo. Come sempre».

«Senza enfasi», il presidente del Consiglio sottolinea «che questa missione di supporto alla Guardia costiera libica può essere un passaggio importante, con conseguenze rilevanti». Un difficile equilibrio di parole, quello di Gentiloni, tra l'esigenza di non urtare la sensibilità libica e delle tribù che si contendono spicchi di potere, e la necessità di dover presentare alle forze politiche, che martedì dovranno votare il decreto, una missione efficace e in grado di frenare gli sbarchi. E' per questo che Gentiloni ieri ha concluso la sua conferenza stampa augurandosi che «la missione di supporto possa avere il consenso più largo del Parlamento e che venga considerata per le sue caratteristiche». Ovvero «un'azione a supporto delle autorità libiche che può avere conseguenze importanti per il contesto italiano e per ridurre il traffico orrendo essere umani».

IN ACQUA
Segnali di disponibilità non mancano anche da parte delle opposizioni. Silvio Berlusconi ha già fatto sapere di sostenere la strada dell'accordo con la Libia seguita dal governo, promettendo una valutazione del decreto «senza pregiudizi», «pronti a dare una mano al governo» perché «FI è sempre dalla parte degli italiani». Al testo del decreto i ministeri competenti, Difesa e Interno, lavoreranno nel weekend. Spostare un po' più a sud, magari in acque territoriali libiche, un paio di navi già in zona per l'operazione Mare Sicuro, non comporterà aggravi di spesa. Spostare le navi in acque libiche significa per Gentiloni e il ministro Minniti cambiare la natura del lavoro svolto dalla nostra Marina impiegato stavolta non per raccogliere migranti in mare ma per impedirne la partenza.
Un cambio di strategia sulla cui efficacia i partiti dell'opposizione si muovono con prudenza. La Lega con Giancarlo Giorgetti, dice di voler prima conoscere «i dettagli dell'operazione», mentre Gianni Alemanno chiede «il blocco navale» e giudica la missione di supporto fonte di «pericolosa confusione».


 

Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 18:16

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