Gentiloni: «Continueremo il lavoro del governo Renzi. Le elezioni non sono una minaccia»

Giovedì 29 Dicembre 2016
Gentiloni: «Continueremo il lavoro del governo Renzi. Le elezioni non sono una minaccia»
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Conferenza stampa di fine anno del premier Paolo Gentiloni a sole due settimane dall'incarico. Il presidente del Consiglio, che ha risposto a 33 domande dei giornalisti per oltre due ore, ha detto che il lavoro dell'esecutivo del suo predecessore Matteo Renzi non va cancellato e ha assicurato che il governo «andrà avanti per completare le riforme». Gentiloni ha rivendicato la «continuità sul piano politico» con il governo Renzi, ha spiegato che «le parole chiave sono lavoro, sud e giovani» e auspicato «discontinuità sulla violenza inaudita del confronto pubblico, in particolare in rete». 

 



«È un primato. per quanto mi riguarda in seguito a un fatto spiacevole, il fatto che questa conferenza stampa, di solito un consuntivo delle cose fatte, capiti a 15 giorni dall'insediamento del governo. Ma è stato giusto confermare questo appuntamento tradizionale», ha esordito il premier davanti ai giornalisti. «Sono stato 15 giorni molto
impegnativi per me, servire le istituzioni oltre a essere una gran fatica è un fatto di grandissimo rilievo».

Renzi. Questo governo «nasce all'indomani delle dimissioni di Matteo Renzi, provocate dalla sconfitta al referendum ma non deve cancellarsi il lavoro» dell'esecutivo Renzi, ha sottolineato Gentiloni. «Cancellarlo o relegarlo nell'oblio sarebbe un errore», ha aggiunto il premier. «Il governo lavora finché ha la fiducia del parlamento», ha sottolineato ancora il premier.

Elezioni. «La stabilità di un paese a livello internazionale è sempre importante, ma la stabilità non può rendere prigioniera la democrazia. Quindi se si vota non si può vedere il voto come una minaccia», ha poi aggiunto. «La continuità della squadra, che abbiamo appena deciso» con la conferma in larga parte anche dei sottosegretari «è considerata da alcuni un limite. Accetto la critica ma rivendico la continuità sul piano politico», ha proseguito Gentiloni. «Auspico discontinuità non sui sottosegretari ma ad esempio sulla violenza inaudita del confronto pubblico, in particolare in rete». 

Riforme. «Il governo proseguirà sulla strada delle riforme: non abbiamo finito e non abbiamo scherzato e tutti devono essere consapevoli che il processo di riforme andrà avanti nel tempo che abbiamo a disposizione. Per me le parole chiave sono lavoro sud e giovani», ha continuato il premier. «Dobbiamo essere consapevoli che il completamento delle riforme non è un puntiglio o una rivendicazione di continuità ma una esigenza del Paese» perché «fa bene all'economia, alla crescita e alla semplicità del paese. È un lavoro che dobbiamo continuare a fare». 

Legge elettorale. «Il governo cercherà di dare il suo contributo anche sul tema della legge elettorale. Il governo cercherà come si dice in gergo, di facilitare la discussione tra i partiti e in Parlamento. E, aggiungo, sollecitandola, perché la sollecitudine in questa discussione non è correlata alla maggiore o minore durata del governo, è un'esigenza del nostro sistema», ha detto ancora Gentiloni. Il premier ha sottolineato che il governo non farà proposte e che la legge elettorale arriverà dal confronto fra i partiti. E in parlamento, ha sottolineato il premier, l'esecutivo faciliterà il confronto.

«Non c'è niente di astrattamente sbagliato nel fatto che sia un governo a fare una proposta di legge elettorale ma non sarà il caso del mio governo. Il mio governo cercherà di favorire un'intesa in parlamento, sia per ridare spazio alla dialettica parlamentare, ma anche per motivi interni alla stessa maggioranza: non sarebbe semplice avere un'unità di intenti sulla legge elettorale, scusate la franchezza», ha insistito il presidente del consiglio.

Coesione. «Ricucire il tessuto della coesione è la premessa per avere sviluppo e sicurezza», ha rilevato ancora il premier. «Nel prossimo anno - ha sottolineato - il governo si impegnerà a risolvere i problemi del Paese cercando di risolverli, diffondendo la sicurezza, certi che lo Stato c'è, che le nostre istituzioni funzionano, di cui Mattarella è il massimo garante. La coesione - ha aggiunto - non è un valore ideologico ma caratterizza un tessuto sociale che ha sempre tenuto e garantito la sicurezza». 

Economia. «L'economia è cresciuta, seppur a un tasso che vorremmo più elevato, è cresciuto il lavoro stabile, circa 700mila posti in più» ma «nella fascia sotto i 40 anni il lavoro da fare è enorme», ha poi rilevato il premier.

«Per me le parole chiave sono lavoro, sud e giovani», ha quindi aggiunto Gentiloni.

«C'è un disagio sociale che fa sentire perdenti ampi strati del cento medio che si sentono un po' assediati da una specie di vortice popolato da privilegi inaccettabili che rende una sensazione di sconfitta che dobbiamo contrastare», ha continuato il premier.

Risparmio. «Abbiamo messo in sicurezza il risparmio con il decreto della settimana scorsa, la cui attuazione sarà lunga e complicata, non è che noi ce lo nascondiamo», ha affermato ancora il presidente del Consiglio. «Ma intanto - ha rivendicato Gentiloni - abbiamo preso una decisione strategica e fondamentale».

Tasse. «Non sono in grado di fare un discorso serio su una riduzione dell'Irpef. Certamente il governo precedente ha fatto forti riduzioni fiscali e questa misura sarebbe un giusto coronamento delle cose fatte ma ora, dopo 15 giorni dall'insediamento, dobbiamo verificare le condizioni e non possiamo dire cose impegnative che poi rischiamo di non poter mantenere», ha osservato ancora Gentiloni.

Vaucher e jobs act. «Penso che abbiamo fatto un'ottima riforma del lavoro. Il Jobs Act è una ottima riforma. Nel contesto dell'economia italiana e dei suoi livelli di crescita i nostri numeri di lavoro a tempo indeterminato, di riduzione della disoccupazione, vanno nella direzione giusta. Certamente è qualcosa che dobbiamo sviluppare. E correggere e cambiare dove c'è da correggere e cambiare. C'è qualcosa da cambiare nei famosi voucher, senza accedere all'idea che questi voucher siano una specie di virus che semina lavoro nero nella nostra società. Perché nascono, all'opposto, come un tentativo di rispondere. Abbiamo visto che ci sono anche cose che non funzionano, eccessi o settori in cui l'uso dei voucher va limitato», ha poi detto il presidente del Consiglio. «Dobbiamo capire questi abusi che rischiano di snaturare uno strumento - aggiunge - senza pensare che siano l'origine di tutti guai perché è una semplificazione che non aiuta».

Lotti. Sulla vicenda appalti che coinvolge il ministro Lotti e il generale Del Setto «non mi chieda di fare il giudice: non ho intenzione né la possibilità di entrare nel merito. L'unica cosa che posso dire è che le persone coinvolte, il ministro Lotti e il generale Del Sette godono della mia massima considerazione e per definizione non credo che le iniziative giudiziarie di cui sono stati oggetto impongano al governo di prendere decisioni, che sarebbero al mio avviso ingiuste e ingiustificate. Dopo di che la magistratura va avanti e la fiducia nel lavoro della procura di Roma è totale». Così Gentiloni ha quindi risposto a una domanda sull'inchiesta sugli appalti Consip.

Boschi. «La proposta di riforma costituzionale è del governo e non di questo o quel ministro, anche se Boschi ha avuto un ruolo di spicco. Boschi è una risorsa molto utile e di grande qualità e, che si creda o no, le ho chiesto io di ricoprire il ruolo di sottosegretario e credo che sappia farlo bene», ha poi sostenuto Gentiloni rispondendo a una domanda sul tema della discontinuità di governo. «E se ci sono qui io ora - ha aggiunto - vuol dire che questa discontinuità c'è stata dopo la scelta, peraltro non obbligata, da parte di Renzi di dimettersi». 

Poletti. «Un po' più di cautela sarebbe stata provvidenziale» ma «non parliamo di delinquenti bensì di una persona perbene che ha detto una cosa che non doveva dire e che per questo si è scusato. In un Paese come il nostro questa cosa lascerà certamente un segno, creerà difficoltà, ma finisce così, con le scuse dell'interessato anche perché non voglio fare paragoni ma, insomma cose ben più gravi abbiamo visto e sentito in questi anni», ha affermato Gentiloni riferendosi alle dichiarazioni del ministro del Lavoro, secondo il quale alcuni giovani scappati all'estero per trovare lavoro è bene «non averli più tra i piedi».

Mediaset. «L'attenzione vigile del governo sulla vicenda Vivendi consiste nel fatto che siamo consapevoli dell'importanza di Mediaset in Italia. Ma non ci sono golden power da esercitare in questo settore, quindi la posizione del governo è vigile dal punto di vista politico. Il governo non vuole attivare strumenti, esistono strutture e autorità di garanzia che se vorranno potranno sollevare il problema Per il governo è un settore molto importante e il fatto che sia oggetto di una scalata non ci lascia indifferente», ha detto Gentiloni. 

Mps. «Non sono abituatissimo e un po' mi ha colpito avere notizie così 'ex abrupto' il giorno di Natale ma terremo il punto», ha poi affermato il premier rispondendo a una domanda sui giudizi della Bce su Mps. «Sono valutazioni che ha fatto la Vigilanza. Siccome sarà un processo molto lungo, alcuni mesi, ci sarà dialogo e confronto. Non si risolve a colpi di comunicazione. Per questo abbiamo fatto le nostre valutazioni, espresse da Padoan, e collaboreremo con maggiore spirito costruttivo possibile».

«Il fatto che si debbano mettere non quattro, ma 6,6 miliardi è oggetto di discussione con la vigilanza della Bce, ma non mette in discussione la tranquillità, la capienza e la rilevanza del nostro intervento», ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio. A chi gli chiede se sia stato un errore sostenere la soluzione di mercato, Gentiloni ha risposto di non credere «ai governi del 'senno di poi' che non può essere logica di governo tantomeno di chi aveva responsabilità anche nel governo precedente. Il governo ha valutato come realistica, possibile e dunque realizzabile una operazione di mercato. L'operazione non è andata a buon fine e dopo circa mezz'ora, lavorando molto molto molto intensamente, è partito il decreto salva-risparmio. Abbiamo seguito una strada ragionevole, quando quella strada non ha ottenuto i risultati sperati siamo intervenuti con grandissima tempestività ed efficacia». 

Terremoto. «Le scosse ripetute nel tempo non ci hanno fatto capire subito la gravità del sisma in centro Italia. Poi la reazione è stata rapida da parte di tutte le forze, quelle locali e quelle dello Stato», ha quindi detto Gentiloni ribadendo che la ricostruzione rappresenta una priorità per il governo.

Migranti. «L'Italia ha gestito, spesso circondata da una fragorosa solitudine in Europa, flussi migratori consistenti, e lo ha fatto con equilibrio e umanità anche se la questione è apertissima e sarà cruciale nei prossimi mesi», ha affermato ancora Gentiloni.

G7. «L'Italia userà la presidenza del G7 per due obiettivi: la centralità del Mediterraneo, che non può essere un 'mare nullius', cioè un mare di nessuno; e usare il G7 per relazioni diverse con la Russia. Non si tratta di rinunciare
ai principi ma è sbagliato un ritorno a logiche da guerra fredda che non hanno senso oggi», ha osservato il premier.

Israele. «L'Italia ritiene che la soluzione dei due Stati - Israele e Palestina che coesistono in reciproca sicurezza - sia quella da perseguire. Ritiene che gli insediamenti non favoriscano la soluzione dei due Stati, ritiene altresì che una strategia basata sull'idea che l'isolamento diplomatico di Israele sia strumento di pressione per portarlo al tavolo della trattative sia un'illusione», ha rimarcato poi il premier.

Regeni. «C'è una strada che il governo ha cercato di seguire, quella della fermezza e della richiesta di cooperazione. Ultimamente ho visto segnali di cooperazione molto utili dall'Egitto, spero si sviluppino e il governo lavorerà in questo senso», ha affermato il premier. «La collaborazione tra la procura di Roma e la procura generale del Cairo ha prodotto dei risultati», ha spiegato ancora.

«Ciò che è emerso» in queste ore «era stato anticipato dal procuratore generale del Cairo nei suoi precedenti incontri con la procura di Roma, ovvero, la possibile responsabilità del capo del sindacato degli ambulanti egiziani», ha continuato il premier che ha salutato la famiglia di Giulio Regeni. «L'ultima volta ci siamo sentiti il giorno di Natale». «Sulla gravità della vicenda - ha continuato - non ho nulla da aggiungere a ciò che ho detto da 11 mesi. So che è una delle vicende che giustamente ha colpito di più la nostra opinione pubblica».
 

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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