Elezioni, guerra nel Pd. Bersani a Renzi: pronti a rifare l'Ulivo. Napolitano: stop al voto

Giovedì 2 Febbraio 2017 di Nino Bertoloni Meli
Pier Luigi Bersani
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Renzi accelera, strappa, rincorre il voto? «E noi rifacciamo l'Ulivo» perchè Gentiloni non può essere licenziato «in streaming», evoca Pierluigi Bersani, un passato che fu ma che oggi allude e rimanda a cose più concrete. «Se Matteo forza, rifiutando il congresso o qualsiasi altra forma di contendibilità della linea e della leadership, allora è finito il Pd. E non nasce la Cosa 3 di D'Alema, di Bersani o di altri, ma un soggetto ulivista largo, plurale, democratico».

Questo Ulivo a dispetto piomba nel pieno di un gran contrasto interno al Pd, con la minoranza che ormai ha rotto i ponti e gioca le sue carte su prospettive esterne ai dem. Ma qui nascono subito i problemi: strappare definitivamente con il partito di origine per dar vita a un soggetto che, bene che vada, raggranella un risultato a una cifra alle elezioni? Fare anche in Italia qualcosa di simile alla Linke tedesca guidata dall'ex leader Spd Lafontaine? E poi, come presentarsi alle urne, con il nome e il simbolo che rievoca solo la sinistra (Sinistra italiana?) o con uno schieramento che, almeno nell'evocazione, rimanda a qualcosa di più largo? «Due partiti raccoglierebbero molti più voti del solo Pd», la motiva D'Alema.

Se questo è il tentativo, non l'hanno presa bene dalle parti di chi l'Ulivo ha veramente fatto e costruito. Apprese le parole di Bersani, Arturo Parisi ha avuto un sussulto, ha preso carta e penna, o lo smartphone, e ha scritto una dichiarazione dal tono giù le mani dall'Ulivo: «Il segno dell'Ulivo è stato dall'inizio il segno dell'unità. Unità contro ogni separazione e oltre ogni distinzione e provenienza passata. Anche quando, nel 98, gli ulivisti furono costretti a prendere atto della rottura dell'Ulivo imposta da Cossiga. Ripeto: dire Ulivo significa dire unità».

IL FONDATORE
Quanto al fondatore e dominus dell'Ulivo, Romano Prodi, ha detto e ripetuto più volte la sua estraneità all'impostazione dalemiana, e insieme a Parisi ha ricordato come entrambi dovettero allora dar vita all'Asinello a seguito proprio della rottura voluta da Cossiga «ma con regia di D'Alema» (Parisi). Un altro che l'Ulivo ha contribuito a fondare, Claudio Petruccioli, ha replicato duro: «Prepara la scissione e intanto evoca l'Ulivo. Bersani è coerente: quando c'era l'Ulivo c'era anche Rifondazione, e quindi bisogna adesso rifarla». Secco il commento di Gianni Cuperlo, che pure non è un pasdaran renziano: «Ma senza il Pd che Ulivo possono e vogliono fare?».

C'è una controffensiva interna ed esterna al Pd, volta a calmare i bollori da urne subito di Renzi. Offensiva ampliatasi dopo che alla Camera è stata raggiunta una pre-intesa tra Pd, M5S e Lega per accelerare sull'esame in aula della legge elettorale, spiazzando quanti ancora pensavano a intese con Forza Italia o con i centristi o chissà con chi altri. Se ne è fatto interprete e capofila Giorgio Napolitano conversando con i giornalisti al Senato: «Nei Paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno. Per togliere la fiducia a un governo deve accadere qualcosa, non si fa certo per il calcolo tattico di qualcuno».

Quanto all'offensiva interna al Pd, arriva la proposta di mediazione tramite Matteo Orfini, un compromesso discusso e approvato con Renzi. «Il congresso si può convocare da giugno in poi, a norma di statuto.

Ma se ci dovesse essere una accelerazione sul voto, non faremmo in tempo a convocarlo, ma se c'è l'esigenza di ridiscutere con quale candidato andare alle elezioni, come chiede Bersani, potremmo tranquillamente fare le primarie prima delle elezioni». Si prospettano primarie tra Renzi ed Emiliano.

Ultimo aggiornamento: 22:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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