CambieRai, la consultazione sul servizio pubblico del futuro: «Più internazionale e trasparente»

Mercoledì 27 Luglio 2016
CambieRai, la consultazione sul servizio pubblico del futuro: «Più internazionale e trasparente»
Internazionalizzazione, informazione indipendente e d'inchiesta, innovazione, più arte e cultura per raccontare l'Italia al mondo, cinema e fiction prodotte da noi ed esportati all'estero. Esiste una Rai dei sogni per il pubblico italiano, e se avesse la possibilità di apportare delle modifiche cosa farebbe? Il ministero dello Sviluppo economico in collaborazione ha stilato con Istat un report "CambieRai" di quale sia il giudizio dei cittadini sul servizio radio-tv. I risultati della consultazione sono stati illustrati alla Camera, e analizzano i 36 quesiti che per 45 giorni sono stati disponibili sul sito del ministero dello Sviluppo economico. Hanno partecipato 11.188 persone delle quali 9.156 hanno completato e inviato il questionario.

All'educare, all'informare e all'intrattenere, che restano i capisaldi fondamentali del Servizio pubblico, i partecipanti al questionario aggiungerebbero altri tra cui i più citati sono promuovere l'innovazione (56,2%), raccontare l'Italia al mondo (36,6%) e rafforzare il senso di identità nazionale (30,1%) perseguendo l'alfabetizzazione all'uso di Internet per abbattere il digital divide, sia producendo programmi adatti a tutte le piattaforme e a tutti i dispositivi mantenendo i più alti standard qualitativi e tecnologici. C'è poi una fascia ampia di cittadini che chiede «più spazio e visibilità per il cinema italiano», un tema che appare poco adeguato e trattato in maniera non significativa da quasi il 40% degli intervistati.

Ma tra i dati interessanti (72,7%) c'è un'alto numero di persone che ritiene: per la produzione di film e fiction la Rai dovrebbe concentrarsi su un'offerta rivolta sia al pubblico italiano che ai mercati internazionali; oltre ad avere un ventaglio di fiction, documentari e programmi di animazione che rispondano meglio a esigenze e gusti delle diverse fasce di età (per l'86,5% un parametro molto o abbastanza importante). L'88 per cento degli over 64 che hanno compilato il questionario vedono la Rai tutti i giorni, solo il 58% per la fascia under 24. Il pc, per vedere le reti del servizio pubblico, è usato da poco meno della metà dei rispondenti, il tablet invece occasionalmente da una persona su quattro. Eccezion fatta per i programmi culturali è opinione prevalente nelle risposte ai quesiti che la Rai nei suoi programmi non si differenzi dalle tv commerciali. Per questo l'extra gettito atteso grazie al canone in bolletta dovrebbe andare per il 46,6% ad ampliare e migliorare l'offerta dei contenuti; per il 24,2% a diminuire ulteriormente il canone e per il 23,7 per cento per ridurre la pubblicità.

La necessità di percorrere la strada dell'innovazione appare evidente dal cambiamento del modo di informarsi che vede social network, giornali online e altre fonti di informazione digitale affiancare i classici telegiornali e notiziari. «La nuova concessione a Rai non sarà ripetitiva e banale. Sulla base di queste indicazioni predisporremo il testo che sarà molto più forte rispetto a un generico indirizzo, con una relazione diretta tra le risorse e gli obiettivi che la comunità nazionale affida al servizio pubblico e che guarda a una sua trasformazione profonda». Ha assicurato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni Antonello Giacomelli presentando alla Camera dei deputati i risultati di «CambieRai».

Un servizio pubblico con una dimensione insomma più internazionale, non solo attraverso un canale in lingua inglese che promuova lo stile, la cultura e l'identità italiani, ma anche con produzioni di fiction, cartoon, documentari e format pensati anche per il mercato internazionale.
Un servizio pubblico che sia presente e produca per tutte le piattaforme, che promuova l'innovazione, la nascita di startup dell'audiovisivo e del digitale, e l'alfabetizzazione digitale degli italiani. A caratterizzare i programmi Rai dovrebbe continuare ad essere la cultura che è oggi l'unico contenuto che li differenzia dai programmi delle emittenti private. Più contenuti culturali (teatro, musica, arti visive) accompagnati da un investimento diretto nella produzione artistica è quanto il Servizio Pubblico dovrebbe impegnarsi a fare. Alla presentazione ha partecipato anche Giorgio Alleva, presidente di Istat, che ha curato la consultazione insieme con il Mise. Un servizio pubblico che rispetta il principio dell'universalità è l'immagine che emerge dalla consultazione la quale offre, però, un quadro non altrettanto positivo relativamente al rispetto degli altri principi - innovazione, indipendenza e trasparenza - dai quali l'attuale Rai sembra essere ancora distante.
Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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