​Boldrini: Grillo e Salvini responsabili dell'odio

Mercoledì 30 Agosto 2017
Boldrini: Grillo e Salvini responsabili dell'odio
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ROMA - «I leader politici che aprono la strada all'odio ne sono responsabili. Il livello del dibattito di questi giorni e agghiacciante. Stanno toccando il fondo». Laura Boldrini rompe il silenzio. La Presidente della Camera da giorni è nel mirino della destra per non essere intervenuta a condanna degli stupri di Rimini. Ma reagisce con vigore e accusa a sua volta, seppure implicitamente, Grillo e Salvini, di dare spazio, in rete ma anche nei comizi di piazza, alle peggiori pulsioni del proprio elettorato. Lo fa nel giorno in cui Giorgia Meloni, parlando di «vermi magrebini», scatena l'ennesima polemica.

Da anni in prima linea contro il fenomeno dell'odio sul web, Boldrini non si limita a denunciare gli «haters», chi da anni, quotidianamente, la insulta e la minaccia su Facebook. Stavolta va oltre, indicando chi si sta assumendo la responsabilità politica di questo clima insostenibile. «Sui miei profili social - sottolinea - ci sono commenti pieni di minacce e volgarità, di inviti alla violenza. Spesso queste persone hanno chiari orientamenti politici. Se semini odio questo è il risultato. Se la politica sdogana le peggiori pulsioni c'è da aspettarsi solo il peggio». Boldrini non cita esplicitamente i nomi di Beppe Grillo, Matteo Salvini o Giorgia Meloni, tuttavia è evidente che pensa a loro come i «cattivi maestri» che fomentano gli aggressori sui social. Del resto fu Grillo a chiedere ai suoi fans «che fareste con la Boldrini in macchina» e Salvini a portare sul palco una bambola gonfiabile con le sue sembianze. Infine, la leader di Fdi arriva a sospettare che dietro il suo silenzio su Rimini ci sia «una difesa ideologica dell'immigrazione di massa e del multiculturalismo».

Ricordando le minacce ai suoi danni dell'esponente leghista pugliese, poi espulso, la Presidente della Camera lancia un drammatico allarme: «Evocare lo stupro nei confronti delle avversarie politiche non è tollerato in altri paesi democratici. Sciaguratamente l'ho visto praticato solo in teatri di guerra, con conseguenze devastanti». Chiarisce che «non è il suo lavoro» esprimere condanna sulle cose che accadono ogni giorno. Ma ricorda il suo impegno costante contro ogni violenza, in particolare quella contro le donne. «La mia condanna è ovviamente incondizionata. Se qualcuno dubita sul mio impegno in questo ambito - avverte - è sicuramente in malafede». Non transige sulle parole, definite «oscene», del mediatore culturale riminese: «Rimuoverlo dal suo incarico mi pare il minimo».
 
Intervista che non piace a Maurizio Gasparri, bollata come «tardiva ed elusiva». «Boldrini - polemizza l'esponente Fi - si arrampica sui vetri». Solidarietà invece da parte del capogruppo di Mdp, Francesco Laforgia: «Contro di lei attacchi ripugnanti. Se aggiungi odio a odio, per strappare l'applauso della parte più arrabbiata e impaurita del Paese - aggiunge - avrai contribuito al degrado definitivo del dibattito pubblico, senza rimuovere un solo grammo di quella rabbia e di quella paura».

Contro Meloni, Barbara Pollastrini, vicepresidente Pd: «Ha offeso stupidamente la Presidente della Camera che ha fatto del contrasto alla violenza alle donne una ragione di vita». Ma è bufera contro la leader di Fratelli d'Italia che ha definito «vermi magrebini» i presunti colpevoli degli stupri riminesi. Arturo Scotto (Mdp) si dice «schifato», Valeria Valente (Pd) accusa meloni di «sciacallaggio sulle vittime e l'istigazione dei più bassi istinti razzisti del Paese per ottenere qualche voto in più». «Uno stupratore - sottolinea Valente - va condannato a prescindere dalla sua nazionalità, per noi è un concetto scontato ma per altri evidentemente non lo è». Netto Stefano Fassina (Si): «Chi compie tali violenze è inumano. Punto. Non vi sono nazionalità da stigmatizzare. A meno di non rievocare i principi razziali degli antenati dell'on. Meloni». Duro anche il centrista Maurizio Lupi: «Vermi magrebini? Ma la Meloni si rende conto di che cosa dice?».
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