«Autonomia, prima il Veneto poi gli altri»: ​Stefani fissa la data: il 22 ottobre

Lunedì 3 Settembre 2018 di Angela Pederiva
Il governatore Luca Zaia e il ministro Erika Stefani
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VENEZIA - Tra cinquanta giorni il Veneto, primo davanti a Lombardia ed Emilia Romagna, potrà festeggiare l'anniversario del referendum sull'autonomia con il timbro del Governo sull'accordo. L'annuncio al Gazzettino è di Erika Stefani, titolare degli Affari Regionali: «La mia proposta di intesa sarà entro il 22 ottobre in Consiglio dei Ministri». Parole che intendono scacciare le voci di tensioni fra Lega e Movimento 5 Stelle sulla delicata partita.

LE INDISCREZIONI Ieri era stato Il Sole 24 Ore a rilanciare le indiscrezioni di attriti fra gli alleati anche a proposito delle richieste delle Regioni (le tre che hanno in corso la trattativa, più altre sette in lista d'attesa): «Lezzi frena la corsa all'autonomia del Nord». Il riferimento era alla cautela con cui il ministro pentastellato per il Sud guarderebbe ai negoziati presenti e futuri, ritenendo che prima di accordare nuove materie e risorse aggiuntive agli enti che le chiedano, occorra approvare i cosiddetti Lep, cioè i Livelli essenziali delle prestazioni sociali, previsti dalla legge Calderoli del 2009 per l'attuazione della delega costituzionale sul federalismo fiscale. L'obiettivo dell'ala gialla dell'esecutivo sarebbe così di arginare le richieste di quelle Regioni a guida verde, a cominciare appunto dal Veneto, che puntano ad esercitare le nuove competenze mediante la compartecipazione al gettito di uno o più tributi erariali o di aliquote riservate. Non a caso su questo retroscena il Partito Democratico è partito all'attacco. Secondo il segretario veneto Alessandro Bisato, il referendum sull'autonomia è stato «uno strumento per mettere in difficoltà il governo Gentiloni, né più né meno di una farsa, uno strumento di barbarie politica costato 20 milioni usciti dalle tasche dei veneti per offrire una rampa di lancio a Salvini». E il coordinatore dei parlamentari veneti Roger De Menech ha annunciato che oggi chiederà al Governo di riferire sul tema in commissione Affari Costituzionali: «Il partito di Salvini è pronto a utilizzare in modo strumentale qualsiasi argomento pur di mantenere le mani sul potere, come appunto l'autonomia sbandierata per alzare la pressione sui governi del Pd. Ma guai a farla diventare un progetto reale, perché subito i 5 Stelle arrivano a battere cassa per avere più soldi per il Sud».

LE RASSICURAZIONI Ma il ministro Stefani ha escluso categoricamente scenari di questo tipo, nel percorso che dovrà passare per la legge delega: «Noi della Lega vogliamo l'autonomia. Siamo tranquilli e i rapporti nel governo ottimi. Tra me e Barbara Lezzi c'è un rapporto di leale collaborazione. Lasciamo a chi non ha argomenti da trasformare in fatti le polemiche. Quanto faremo è scritto nero su bianco nel contratto di governo: autonomia compresa». Secondo la vicentina, al di là delle accuse del Pd quello che proprio non sussiste è il rischio di effetti negativi dell'operazione sul Mezzogiorno: «All'autonomia regionale conseguirà un miglioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini e per le regioni del Sud non ci saranno ripercussioni: il sistema Italia starà perfettamente in piedi». Tant'è vero, ha aggiunto la leghista, che sono in coda anche Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Campania: «Con il referendum del Veneto, grazie al consenso popolare tutti parlano di autonomia e sono arrivate come un'ondata tutte le altre richieste». Ecco perché l'apripista sarà premiato: «Dal punto di vista tecnico siamo in una fase avanzata dei lavori. Prima toccherà al Veneto, subito dopo alla Lombardia e all'Emilia-Romagna. La mia proposta di intesa sarà entro il 22 ottobre in Consiglio dei Ministri». 

GLI INCONTRI Il ministro Stefani ha dunque confermato quanto dichiarato dal collega e vicepremier Matteo Salvini durante la propria visita a Venezia giovedì scorso: «Appena arriva la proposta, il Consiglio dei ministri è pronto a firmarla. I ministri della Lega non avranno problemi a sganciare competenze e soldi conseguenti e saremo abbastanza bravi da coinvolgere e convincere anche i ministri 5 Stelle». Musica per le orecchie del governatore Luca Zaia, che anche in questi giorni ha ripetuto di attendere solo il via libera da Roma sulle 23 materie: «Noi siamo pronti». Pure questa settimana sono in programma confronti tecnici fra i vari ministeri coinvolti. Come aveva chiosato Salvini, «ci stanno lavorando avvocati, fiscalisti e costituzionalisti, perché non vorremmo che il primo di turno facesse ricorso, impugnasse, protestasse».
 
Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 09:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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