Olindo e Rosa, Erba non ha dubbi: «Qualcuno li ha incastrati. Sono un po' strani e ingenui, è stato tutto organizzato»

Parla un vicino: «Indagini fatte troppo in fretta. Basta guardarli: lei è così minuta»

Giovedì 11 Gennaio 2024 di Claudia Guasco, inviata a Erba
Olindo e Rosa, Erba non ha dubbi: «Qualcuno li ha incastrati. Sono un po' strani e ingenui, è stato tutto organizzato»

Diciassette anni dopo la strage, la casa di via Diaz non è cambiata. I muri dipinti di giallo, le imposte di legno alle finestre, la corte d’ingresso dove Rosa e Olindo avevano parcheggiato il camper su cui salivano giusto per bere un caffè. «Quando sono entrati i soccorritori, l’11 dicembre 2006, si sono trovati di fronte una scena tremenda.

Ricordo ancora l’odore di bruciato, il suono delle sirene. Per la nostra piccola comunità è stato spaventoso e fin dall’inizio ho pensato: ma come sono riusciti, quei due lì, a combinare una cosa del genere?», rimugina il signor Colombo, che ora transita da piazza Vittorio Veneto a pochi metri dall’edificio del massacro di Raffaella Castagna, del figlio Youssef di due anni, di Paola Galli e Valeria Cherubini.

PIANIFICAZIONE
Se lo chiede lui e se lo domandano anche parecchi concittadini di Rosa Bazzi, sessant’anni, e di Olindo Romano, sessantadue. A Erba tutti più o meno si sono fatti un’opinione e quella prevalente è: marito e moglie sono due persone un po’ strane, ma in fondo sono solo due ingenuotti che si sono fatti incastrare. «Basta guardarli. Lei, così mingherlina, non avrebbe avuto mai la forza fisica di uccidere in quel modo. È stato tutto organizzato e le indagini sono state fatte in fretta e furia per chiudere la vicenda, visto che di mezzo c’era anche un bambino», sottolinea Daniele, pensionato in giro per la spesa. Quanto a Romano, è la stessa Rosa che, tre settimane dopo gli omicidi, riferisce ai cronisti piazzati davanti a casa che Oli - come lo chiama affettuosamente - non è certo maciste. Arriva con i sacchetti della spesa da cui spunta una confezione di yogurt magro: «Mio marito è grosso, ma è un mollaccione, gli fai così e cade giù. Non è un tipo robusto, altro che quelli che venivano di notte a cercare Raffa, gente cattiva, con il fisico da palestra». Semina sospetti, indica una pista ed è l’unica che oggi secondo molti suoi concittadini appare davvero convincente. Per modalità ed efferatezza. Ne è persuasa Anna, professione insegnante, che si dice «contenta» per l’ammissione del ricorso. «Rosa e Olindo sono due persone semplici, non avrebbero potuto architettare un’azione del genere.

Soprattutto, c’è un particolare che richiama a una sorta di esecuzione appartenente a una cultura che non è la nostra: il piccolo Youssef è stato sgozzato, è morto per una coltellata che gli ha reciso la carotide. E poi ci sono le numerose incongruenze nelle indagini». Chi invece pensa che siano i due coniugi i responsabili della strage ha un’unica preoccupazione: che escano dal carcere e tornino ad abitare ad Erba.

I TIMORI
Paola porta a spasso il cane, abita in fondo a via Diaz: «Tre gradi di giudizio hanno stabilito che sono colpevoli, non credo che siano stati abbindolati. Spero non escano dal carcere e mi auguro non ricompaiano qui. Del resto non hanno nemmeno più un posto dove stare, perché dovrebbero?». Nel 2010 la famiglia Castagna ha ristrutturato e donato alla Caritas l’edificio, che ospita persone in difficoltà. «Dopo le tenebre, la luce», il desiderio di Carlo Castagna, scomparso nel 2018, che ha perdonato gli assassini. Gli altri appartamenti hanno cambiato inquilini, non ci sono più le due sorelle timide e spaventate che non hanno mai avuto la forza di raccontare di quella sera. E dieci anni fa è morto Pietro Ramon, sopravvissuto perché al momento della strage stava guardando la televisione con le cuffie in testa e non ha sentito le urla. Lo hanno salvato i pompieri, che hanno abbattuto la porta quando il fumo stava già invadendo la sua abitazione.

Ultimo aggiornamento: 14:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA