"Per favore ci ammazzano tutti". La voce di Santiago è terrorizzata mentre chiede aiuto al 112 per segnalare quello che sta accadendo nell'ex hotel Astor di Firenze. In quel momento, un gruppo di 14 uomini armati di mazze da baseball e spranghe di ferro sta cercando di sfondare la porta della stanza in cui abitava la sua fidanzata Tatiana. L'ecuadoregno afferra il telefono della ragazza e chiama il numero unico per le emergenze. Sono le 22,08 del 28 maggio scorso e nella struttura occupata abusivamente a settembre da peruviani e rumeni (sotto la regia del Movimento di lotta per la casa) è in corso una "spedizione punitiva" da parte di alcuni inquilini, tra cui lo zio di Kata, la bambina di 5 anni scomparsa da quello stesso edificio il 10 giugno.
La telefonata
Santiago Medina Pealez, preso dal panico e dalla concitazione, ripete: "Me vogliono ammazzare in via Maragliano 101, Firenze...
Nel frattempo al 112 arrivano altre richieste di aiuto da altri inquilini minacciati di morte, che il commando vuole cacciare dall'Astor. Alla fine Santiago, quando capisce di non aver scampo, e che prima o poi sarebbero riusciti a sfondare la porta, si avvicina alla finestra, la scavalca e si appende con le mani al davanzale, sperando che la caduta sia attutita dalla macchina che vede parcheggiata lì sotto. Appena gli uomini incappucciati con un cacciavite riescono a entrare nella stanza, il ragazzo si lascia cadere in un volo di 7 metri. Lo soccorreranno altri connazionali e la sua fidanzata: "Non riusciva a parlare ed era una maschera di sangue", hanno poi riferito alla polizia.