Strage di Latina, i verbali: "Antonietta aggredita per un sms". Ma per l'Arma Capasso era idoneo

Giovedì 1 Marzo 2018
Tragedia di Latina, i verbali: "Aggredita per un sms". Ma per l'Arma era idoneo

Le amiche di Antonietta e i parenti sapevano delle liti e della violenza, i commilitoni di Luigi Capasso, il carabiniere di origini napoletane che aveva da poco passato un test psicologico di idoneità al servizio, invece no. Eppure la strage familiare di Cisterna di Latina ha tutti gli aspetti rappresenta l'ennesimo caso in cui le istituzioni non hanno avuto la necessaria attenzione.
Antonietta Gargiulo aveva tentato in tutti i modi di far vivere un'esistenza serena a se stessa e alle figlie, e anche i servizi sociali e la parrocchia sapevano dei problemi con il marito, che ieri le ha sparato e, dopo essersi barricato in casa con le due bimbe, Alessia e Martina, prima le ha uccise e poi si è tolto la vita. Un gesto estremo, assurdo e inaccettabile, specialmente per un tutore dell'ordine che solo pochi mesi fa aveva superato un test psicologico di idoneità professionale, una prova di routine effettuata da una commissione specifica.

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Da tempo, infatti, la gelosia di Luigi Capasso, una volta che la moglie aveva annunciato di voler chiedere la separazione, era diventata troppo stringente e perfino le figlie avevano paura dell'aggressività del padre. Per questo Antonietta, che lavorava in uno stabilimento della Findus, il 7 settembre scorso si era presentata a Latina, in Questura, per formalizzare le accuse: «Sono stata vittima di un'aggressione verbale in casa, davanti alle mie figlie. Poi si è presentato qualche giorno dopo sul mio posto di lavoro, mi ha strattonato davanti a un'altra persona perché voleva sapere chi era stato a mandarmi un sms che aveva letto sul mio cellulare».



In quel caso, però, Antonietta decise di formalizzare un semplice esposto e non una semplice denuncia. Non voleva infatti peggiorare la posizione di Luigi, che era stato sospeso dal servizio per cinque anni, dal 2009 al 2015, per una truffa alle assicurazioni: il reato penale era andato in prescrizione e così il carabiniere fu reintegrato e trasferito dalla caserma di Aprilia a quella di Velletri. È qui che, all'inizio della separazione, l'appuntato aveva chiesto di poter dormire dopo aver lasciato la casa in cui viveva con le figlie e la moglie, che non voleva denunciarlo per evitare una nuova sospensione e difficoltà a mantenere le due bimbe. L'unica insistenza della donna, in quel caso, fu quella di far convocare anche il marito in Questura, ma passarono mesi.

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Capasso era infatti stato convocato in Questura solo il 30 gennaio scorso e qui avrebbe raccontato: «Ho capito di avere sbagliato, ma voglio stare con le mie figlie. Spero che mia moglie voglia farmi tornare a casa». Quello che non disse, però, è che solo una settimana prima aveva presentato anche lui un esposto al commissariato di Cisterna di Latina: «Voglio riavere le mie chiavi di casa perché devo prendere la mia roba e poi devo consentire all’agenzia immobiliare di far fare le visite in quanto voglio vendere l’appartamento». Numerosi, in quel periodo, gli incontri con gli assistenti sociali: a Cisterna tutti sapevano dei problemi in quella famiglia, in primis i parenti, ma fu tutto gravemente sottovalutato.

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Se per la prima comparizione di Capasso dopo l'esposto in Questura di Antonietta ci vollero quattro mesi, altrettanto non si può dire per quello presentato dal carabiniere: la moglie fu infatti convocata appena tre giorni dopo, il 26 gennaio. Antonietta, in quell'occasione, spiegò: «Sono sposata con Luigi Capasso dal 2001, il nostro rapporto è stato subito conflittuale, con accese discussioni anche in presenza delle figlie. Attualmente siamo in fase di separazione giudiziale, la prima udienza è fissata per il 29 marzo. Dichiaro che ho ancora paura di mio marito per il suo carattere violento e aggressivo e che, per prelevare i suoi effetti personali è mia intenzione farglieli recapitare attraverso terze persone». Infine, un appello da parte della donna: «Fino alla data dell’udienza voglio che stia lontano da me e dalle nostre figlie e la smetta di inviarmi messaggi e telefonarmi in continuazione».



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Un appello, questo, ampiamente disatteso, dal momento che Antonietta in continuazione si ritrovava davanti il marito in strada. Diverse le segnalazioni alle autorità, con Capasso che si giustificava di passare sempre lì per caso o di essere in attesa di alcuni amici. Nel frattempo, la moglie si era rivolta anche al suo comandante a Velletri. Cercava un aiuto. Racconta l’avvocato della donna, Maria Belli: «Gli ha chiesto di intervenire, di parlargli per tentare di calmarlo». «Signora, lo farò», le era stato promesso. Non è quello che è accaduto, e a nulla sono valse le lunghe trattative per far desistere l'uomo da una strage familiare che poteva e doveva essere evitata.

Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA