Torino, buste esplosive a pm: tracce Dna, svolta indagini

Venerdì 11 Maggio 2018
Torino, buste esplosive ai pm

Svolta nell'inchiesta della Procura di Milano sulle buste esplosive indirizzate circa un anno fa ai pm di Torino Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna, impegnati in importanti inchieste, tra cui quelle sulle frange violente del movimento no Tav e sull'area anarchica. 

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Da quanto è trapelato, sui plichi, fortunatamente 'intercettatì prima che esplodessero, è stato rinvenuto del Dna.

Materiale genetico che nei prossimi giorni verrà analizzato nei laboratori del Ris di Parma e comparato con i profili archiviati nella Banca Dati Nazionale per arrivare a individuare, confidano gli investigatori, i responsabili: il sospetto è che si tratti di qualcuno della galassia anarco-insurrezionalista, con specifico riferimento agli ambienti torinesi, genovesi e bolognesi. ​
 
 


L'intervento degli artificieri dell'Arma consentì di disinnescare gli ordigni, mantenendo però intatti sia la loro struttura interna sia gli involucri esterni. Sul caso, trattandosi di magistrati torinesi, la procura di Milano per competenza ha aperto un fascicolo, ancora a carico di ignoti, per associazione per delinquere con finalità di terrorismo e per attentato per finalità terroristiche o di eversione.

Nel corso delle indagini del dipartimento guidato da Alberto Nobili e dei carabinieri del Ros, oltre a cercare di approfondire le motivazioni per cui siano stati scelti proprio quei destinatari, sono state confrontate le buste indirizzate ai pubblici ministeri del capoluogo piemontese con quelle con le medesime caratteristiche e recapitate altrove.



La vicenda risale al 7 giugno dell'anno scorso quando, presso il Palazzo di Giustizia del capoluogo piemontese, vennero bloccate, nella fase di distribuzione della posta interna, due buste con dentro polvere da sparo, fili elettrici e batterie, indirizzate ai due pm. L'intervento degli artificieri dell'Arma consentì di disinnescare gli ordigni, mantenendo però intatti sia la loro struttura interna sia gli involucri esterni. Sul caso, trattandosi di magistrati torinesi, la Procura di Milano per competenza aprì un fascicolo, ancora a carico di ignoti, per associazione per delinquere con finalità di terrorismo e per attentato per finalità terroristiche o di eversione.

Nel corso delle indagini coordinate dal dipartimento guidato da Alberto Nobili e condotte dai carabinieri del Ros, oltre a cercare di approfondire le motivazioni per cui siano stati scelti proprio quei destinatari, sono state confrontate le buste indirizzate ai pubblici ministeri del capoluogo piemontese con quelle, con le medesime caratteristiche e recapitate altrove. Da qui le analogie con altri episodi: gli investigatori, a quanto si è appreso, sono riusciti a ricollegare l'episodio di Torino con quello registrato qualche giorno dopo, il 12 giugno 2017, presso la sede del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria di Roma e sul quale la procura capitolina ha avviato un'inchiesta. Anche in questo caso, nel corso della distribuzione della posta, venne bloccata una busta esplosiva indirizzata al direttore del Dap, Santi Consolo.

Tali similitudini, e una serie di verifiche, hanno portato a ritenere che dietro l'invio delle tre buste, partite da Genova, ci sia la stessa mano legata ad ambienti anarco-insurrezionalisti torinesi, genovesi e bolognesi. In questi giorni infine la svolta: è stato isolato del Dna sulle buste che nei prossimi giorni verrà analizzato e confrontato con la Banca Dati nazionale per dare un nome e un volto a chi voleva colpire i due pm e il responsabile del dipartimento del ministero della Giustizia che si occupa delle carceri italiane.

Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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