Simonetta Cesaroni potrebbe aver stretto nelle mani capelli o peli del suo assassino. Potrebbe essere questa una nuova svolta nel delitto della ragazza uccisa a Roma, in via Poma, il 7 agosto del 1990.
La peluria
«Ci sono segni dei quali non si trova traccia nelle perizie fatte nel corso degli anni - spiega - Parliamo, per esempio, della regione del collo e di una mano, dove vi era peluria che non è stata studiata e valutata. Il che lascia pure un pochino basiti. Però, era un'altra epoca. C'era questa peluria, che non è stata repertata. Dagli ingrandimenti fatti con tecniche innovative, le evidenze che sono saltate fuori sono tante. Quindi: lesioni mai descritte con precisione, materiale biologico come questa peluria depositata su una mano e un'impronta sul collo che stiamo studiando. Grazie a una tecnica che permette di ingrandire questa lesione, possiamo m isurarla e confrontarla con lo strumento che probabilmente è stato usato per stringere»
L'arma del delitto
Simonetta è stata uccisa con un tagliacarte? «Stiamo lavorando su questo - spiega - non posso rispondere a questa domanda. Le posso dire che fino a oggi non c'erano gli strumenti per fare un'attività di questo tipo e che le attività fatte nel corso degli anni sono state estremamente approssimative. Oggi abbiamo strumenti che danno risultati oggettivi. Noi abbiamo delle misure, chi di dovere ne trarrà le conclusioni».
L'assassino
«Il killer ha colpito con efferatezza. Stiamo utilizzando una tecnica di autopsia psicologica estremamente innovativa per fornire a chi indaga un'idea nei confronti di individui di cui si sospetta e che poi dovrà interrogare. Importante il dettaglio del corpetto della ragazza che viene adagiato sul cadavere dopo la morte. L'intenzione di coprire il corpo ha un significato che noi sappiamo interpretare molto bene e che, insieme alla dinamica criminale, può dare risposte utili a chi dovrà investigare».