Roma, Termini in balia delle gang. «Troppi colpi nei negozi, costretti a chiudere alle 17»

Martedì 21 Novembre 2023 di Luisa Urbani
Roma, Termini in balia delle gang. «Troppi colpi nei negozi, costretti a chiudere alle 17»

«Un uomo è entrato in negozio.

Io ero dietro al bancone. Mi ha minacciato con un coltello, ha rubato due cellulari e preso i soldi che erano in cassa. Sono scappato e mi sono chiuso in bagno per chiamare la polizia. E così lui è fuggito». Rari Rakib gestisce un negozio di elettronica in via Giolitti, al civico 209. E oltre alla rapina ha subito due furti: «Sono entrati dalla finestra e hanno portato via tutti i telefoni». Succede spesso dice. «Per questo cerchiamo di difenderci come possiamo». Lui ha installato le telecamere di sicurezza e non ha mai dismesso i divisori in plexiglas che aveva comprato durante la pandemia per far sì che sia più difficile avvicinarsi alla cassa. Ma c'è chi usa altri metodi per tenere lontani i malviventi. In via Giolitti e in tutte le altre strade che circondano la stazione Termini.

 

LE SERRANDE

All'imbrunire le serrande di molti esercizi commerciali si abbassano. Negozianti costretti a chiudere prima del previsto. A rinunciare a guadagni maggiori pur di salvare loro e l'attività.
Vittime delle "bande" che non solo scippano turisti, passanti e pendolari, ma aggrediscono anche chi lavora zona, nella speranza di incrementare il giro d'affari illecito. Entrano nei negozi con coltelli o con oggetti taglienti come le bottiglie di vetro rotte.
È la vita di molti gestori dei negozi vicini alla stazione. E Giancarlo Barletta lo sa bene. Lui in quella zona c'è nato e cresciuto. Ha un bar proprio in via Giolitti. «Io chiudo alle 17 perché con certe persone non voglio avere a che fare. È l'unico modo per tenerle lontane». Perché è proprio quando diventa buio che la situazione «diventa un delirio». «Qui di notte non ci si può stare, le bande danno fastidio a chiunque. Se la prendono anche con i barboni» aggiunge un cliente del bar.
«Con il tempo abbiamo imparato a convivere con queste situazioni. Ormai sappiamo chi sono quelli che creano problemi» prosegue il barista.
«Noi ormai conosciamo la zona e i movimenti di questi gruppi spiega Rossana, che lavora con Giancarlo solo così possiamo sopravvivere. O meglio: ci proviamo».
Nonostante tutti gli accorgimenti infatti anche solo sono stati danneggiati: «Una notte hanno distrutto la serranda e sono entrati al bar per rubare pochi spicci e le sigarette» conclude Giancarlo.
Anche in via Manin le serrande si abbassano appena diventa buio, specialmente per chi vende oggetti di valore, come Alcide che con i figli gestisce la gioielleria al civico 9. «D'inverno chiudiamo intorno alle 17 per evitare problemi. La sera è il momento peggiore, ma di giorno non è che sia meglio. Ogni tanto qualcuno prova a fare il furbo pagando con carte di credito rubate o a rubare gli orologi dalle vetrine. Se non stai sempre attento mentre sei al lavoro ti portano via tutto». Nessuno però l'ha mai minacciato. «Con noi commercianti - dice - evitano di essere violenti perché sanno che li conosciamo. Del resto sono sempre qui vicino al negozio. Sempre gli stessi: ragazzi egiziani poco più che maggiorenni». Spesso infastidiscono anche con violenze verbali. Ed è per questo che Alcide non lascia mai da sola la figlia che lavora con lui.

NELLA STAZIONE

Perché se sei donna la situazione è ancora più complicata. Lo confermano le commesse dei negozi all'interno della stazione. Loro lavorano fino alle 21, molte hanno poco più di 20 anni. E la sera raccontano quando devono tornare a casa hanno paura. Cercano di aiutarsi tra di loro: «Con le colleghe degli altri negozi ci avvertiamo a vicenda quando li vediamo aggirarsi in zona. Le solite facce, di giorno e di notte. I controlli ci sono: polizia, sicurezza privata, esercito e polfer. Ma non bastano. Rapine e furti continuano ad esserci. Quasi ogni giorno. «Ero in negozio da sola perché la mia collega era in ritardo. Era pieno di gente. Ad un certo punto è entrato un uomo straniero. Io mi sono allontanata dalla cassa per servire una signora. Nel frattempo, senza che io me ne accorgessi, lui ha rubato qualche euro e il mio cellulare che era appoggiato lì vicino», ricorda Giorgia Milana, dipendente di un negozio di cosmetici dentro la stazione. La commessa ha subito denunciato l'accaduto andando in Commissariato: «Non ero l'unica quel giorno. Eravamo in cinque per lo stesso problema: a tutti avevano rubato il telefono. Ma io sono stata fortunata rispetto ad altri». Ad un suo collega è andata decisamente peggio: aggredito e rapinato mentre tornava a casa a fine turno. «Un uomo di origini straniere l'ha minacciato con una bottiglia rotta. Voleva il suo telefono e appena il mio collega gliel'ha consegnato, l'aggressore è fuggito. Qui non si può mai star tranquilli: ogni giorno succede qualcosa».

 
Ultimo aggiornamento: 14:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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