Rapina in villa, coniugi seviziati perché non indicavano la cassaforte: «Vi facciamo a pezzi»

Lunedì 24 Settembre 2018 di Paolo Vercesi
Rapina in villa, coniugi seviziati perché non indicavano la cassaforte: «Vi facciamo a pezzi»
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 «Portateci alla cassaforte senza fare scherzi o vi facciamo a pezzi», e giù botte. Pugni in faccia al marito e, come prova di forza, il taglio del lobo dell'orecchio alla moglie, con una piccola roncola trovata nell'abitazione. Tutto per una cassaforte che non esisteva. Carlo Martelli, medico chirurgo 69enne e presidente della locale associazione per disabili Anffas, e la moglie Niva Bazzan sono in prognosi riservata nell'ospedale Renzetti di Lanciano, in provincia di Chieti, e ringraziano di essere ancora vivi dopo una notte da Arancia meccanica. I medici hanno fatto del tutto per riattaccarle il pezzo di orecchio, invano. Lui giace in un letto di Chirurgia con il volto tumefatto: trauma facciale, dicono i medici, ne avrà almeno per 40 giorni.

 

 


TERZO COLPO DI FILA
Nel comprensorio frentano è la terza rapina in villa in un anno e l'efferatezza dei criminali alimenta paura e allarme. Tagliata la recinzione della villa, in contrada Carminello alle porte della città, i rapinatori sono entrati passando dalla taverna sottostante attraverso una grata, dopo aver divelto il lucchetto. L'allarme non è scattato. Afferrata la roncola, i quattro sono saliti nelle camere da letto e da lì per i padroni di casa è cominciata una notte da incubo. Erano le 4: Carlo e Niva sono stati sorpresi nel sonno e per due ore sono rimasti in ostaggio di quattro rapinatori tutti incappucciati. Lui è stato legato a mani e piedi, la moglie - che dormiva in un'altra stanza - alle mani. Picchiati e torturati senza pietà. Non è stato toccato il figlio disabile trentenne: i banditi hanno rovistato anche nella sua stanza ma lui non si sarebbe accorto di nulla.
 
«Chiedevano con insistenza di sapere dove fosse la cassaforte e non credevano che non l'avessimo. Solo uno di loro ha parlato in buon italiano, gli altri sono rimasti in silenzio» hanno raccontato le vittime al vice questore Miriam D'Anastasio, dirigente della squadra mobile di Chieti che conduce le indagini coordinata dal questore Ruggiero Borzacchiello. Non si esclude la presenza di un quinto bandito rimasto a fare da palo. Solo dopo aver tagliato l'orecchio alla donna i banditi si sono convinti che in quella casa non c'era nascosto nessun tesoretto e che dunque il loro piano era fallito.

SOLDI AL BANCOMAT
Pur di non restare a mani vuote, in tre si sono fatti consegnare bancomat e tre carte di credito dal medico e utilizzando l'auto della donna, una Yaris bianca, sono andati a prelevare qualche migliaio di euro. Il quarto criminale è invece rimasto nella casa a guardia della famiglia sequestrata. «Prega che trovo i soldi sennò quando torno ti macello» è stata l'ultima minaccia del bandito al dottor Martelli.
Tornati alla villa, i rapinatori hanno riconsegnato le carte al malcapitato dottor Martelli e si sono dileguati a bordo della sua auto, una Fiat Sedici che ieri sera non era ancora stata ritrovata. Nella zona attivati posti di blocco ed elicotteri ma dei banditi nessuna traccia. Sanguinante e stordito, Martelli è riuscito a liberarsi tagliando le fascette ai polsi con un paio di forbici e a chiedere soccorso al fratello Alfredo e alla sorella Teresa. Da Ancona, sul posto, sono intervenuti gli uomini della Scientifica. La caccia alla banda continua.
 

Ultimo aggiornamento: 16:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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